NOVITÀ TECNOMODEL MYTHOS - SECONDA PARTE: 1:18

Ecco una nuova carrellata sulle novità di Tecnomodel, questa volta nella scala 1:18, quella, a quanto sembra, attualmente più apprezzata dai collezionisti, in particolare i più giovani. I modelli sono come di consueto in resina, senza aperture. Vengono presentati fissati ad un'elegante base rivestita in finta pelle, all'interno di una scatola-cofanetto di pesante cartoncino nero. Nel caso della Renault da F1, il modello è contenuto in una teca in plexiglas.

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Iniziamo con una Ferrari che in realtà Ferrari non è, perché non è mai stata marchiata con il Cavallino. Parliamo della Dino 206 SP. La vettura (e tutta la serie con lo stesso nome) era prodotta ovviamente a Maranello, ma il marchio era sato adottato in memoria del figlio prematuramente scomparso del Commendator Ferrari, Alfredo, soprannominato Dino. Che oltre tutto aveva anche progettato il motore, quel due litri V6 che venne utilizzato e sviluppato ampiamente su tutta la gamma Dino, stradale e da corsa, finendo persino sulla Lancia Stratos.


La Dino è comunque immediatamente riconoscibile come Ferrari, anche solo per la sua linea molto simile a quella delle Ferrari Prototipo dei tempi (P2, P3...) seppur in dimensioni un po' ridotte. Il modello riproduce la versione che corse (e vinse) la Freiburg-Shauinsland del 1965, pilotata da Lodovico Scarfiotti.

La vera Dino 206 SP di Scarfiotti durante la gara


Come sempre perfetta ed estremamente brillante la verniciatura, come da tradizione Tecnomodel. Trattandosi di un modello spider, è facile dare un'occhiata agli essenziali interni, anche se, sinceramente, non c'è molto da vedere: un sedile a panchetta, cruscotto,  pedaliera, volante e leva del cambio con selettore. Tutto lì, giusto quanto serve per gareggiare. Niente cinture, all'epoca non servivano... infatti, nella foto d'epoca pubblicata sopra, Scarfiotti non le indossa.



Il secondo modello è sempre una vettura sport, questa volta inglese, caratterizzata da una linea piuttosto particolare: la Lotus Mark IX, ovvero la seconda vettura da competizione con carrozzeria a ruote coperte prodotta da Colin Chapman.
La strana linea con grandi pinne della Mark IX era l'evoluzione di quella già vista sulla precedente Mark VII, sviluppata grazie alle idee dell'esperto di aerodinamica Frank Costin, che partecipò insieme a Chapman al progetto della macchina. La Mark IX aveva un telaio migliorato ed era più corta della progenitrice, non tanto per motivi tecnici quanto per motivi pratici... in questo modo riusciva ad entrare meglio nel transporter della scuderia.

Il modello riproduce la vettura che corse, purtroppo senza fortuna, la 12 Ore di Sebring del 1955, con l'equipaggio americano Frank Miller/George Rabe. Sotto il cofano aveva un piccolo motore Coventry Climax da 1098 cc con circa 55 cv.

L'immagine fa risaltare le ridotte dimensioni della vettura, rispetto al pilota...

La vista dall'alto ci consente di osservare l'abitacolo, se vogliamo ancora più scarno di quello della Dino presentata sopra. Notiamo anche le cinghiette fermacofano in fotoincisione. Questo sistema di riproduzione è ottimo su una 1:43, ma sulla 1:18 si rivelano un po' piatte e poco realistiche. Su modelli di questa scala, sarebbero preferibili cinturini in vero cuoio o almeno riprodotti in plastica, che avrebbero una maggiore tridimensionalità.



Ed ora, due vetture a ruote scoperte: la prima è una vettura famosissima, soprattutto perché è stata condotta da uno dei piloti più conosciuti di tutti i tempi: Tazio Nuvolari. La macchina è la rossa Alfa Romeo P3 tipo B, che vinse, con il Mantovano Volante alla guida, il Gran Premio di Francia del 1932. La vettura, mossa da un motore 8 cilindri in linea da 2654 cc con doppio compressore, aveva 215 cv, pesava 700 kg, superava i 230 km/h. Considerando i suoi freni, e il tipo di piste sulle quale correva, per guidarla bisognava avere una considerevole dose di coraggio... e di follia.

il modello è piuttosto semplice ma d'effetto. Il colore rosso è come al solito steso perfettamente, anche se forse è di una tonalità un po' troppo accesa. Ma forse proprio questo rosso la rende esattamente il tipo di vettura da corsa che tutti si immaginano... un siluro rosso con quattro ruote ed un pazzo al volante.

Tazio Nuvolari che taglia il traguardo con la sua P3


Il modello è dotato del figurino del pilota, ben dimensionato ma che, diciamo, non ha proprio le fattezze spigolose di Nuvolari... a dire il vero, somiglia di più ad Ascari, ma non facciamo troppo i pignoli.

L'ultimo modello, nonché seconda monoposto a ruote scoperte, è la Renault RE30B F1 vincitrice del Gran Premio di Francia del 1982. Pilota, Renè Arnoux. Come già accennato all'inizio dell'articolo, questo modello è presentato in una elegante teca trasparente. Ed è ovviamente anche compreso il figurino del pilota.

Decisamente è un modello ben riuscito: la verniciatura, che lo diciamo a fare, è di primo livello e la posa delle decorazioni è perfetta. A proposito di decal, nella scatola è fornito un foglietto di decal con lo sponsor "tabaccaio" Marlboro, che ovviamente per le attuali (assurde) ragioni di legge non può essere riportato sul modello. Ottima cosa, ma sarebbe necessario un foglietto di istruzioni per sapere dove posare esattamente le suddette decals.
 
Renè Arnoux impegnato in pista con la Renault RE30B



Il modello presenta una buona cura dei particolari e soprattutto delle ruote molto belle, che calzano pneumatici dall'aspetto molto realistico, purtroppo non riportanti il logo del produttore. Altra dimenticanza, sul motore sono stati omessi i cavi delle candele. Peccato, perché vista la scala la loro mancanza è piuttosto evidente.


Concludiamo qui la rassegna, complimentandoci con Tecnomodel per la scelta dei soggetti, sempre piuttosto originale,  sperando di poter al più presto presentare altre attese novità. A presto!

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