Nel 1975: la Triumph TR7
Non è stato facile per gli appassionati digerire un’estetica
così controversa come quella della Triumph TR7, un coupé che andava a
sostituire una spider iconica come la TR6.
Eppure al momento del lancio, avvenuto negli Stati Uniti
nell’ottobre del 1975, ebbe laggiù un tale successo che le vendite sul mercato
inglese dovettero essere rinviate di un anno.
La linea compatta a cuneo fu disegnata da Harris Mann su una lunghezza di 4 metri e 10, larghezza di 1,70 e altezza di appena 126 centimetri. Il motore era quello della Triumph Dolomite 185, di 2 litri, con 105 CV di potenza (92 negli USA) che avevano agio di spingere i 1000 Kg dell’auto fino a 175Km/h.
Dopo breve tempo, però, le vendite cominciarono a
ristagnare e solo nel 1979 arrivò una versione aperta, che aveva comportato
varie modifiche alla carrozzeria, in parte estese al coupé per unificare la
produzione.
Per l’export negli USA, nel 1980 fu studiata la TR8, che
adottava il motore V8 della Rover, da 3,5 litri per una potenza di 135 CV. Per
far spazio ai carburatori le V8 adottarono un rigonfiamento sul cofano motore.
La vettura ebbe scarso successo, per problemi di qualità e per il prezzo
elevato dovuto anche al cambio sfavorevole della sterlina. Per capitalizzare
sulle vendite le TR8 furono quasi esclusivamente cabriolet.
La British Leyland schierò una squadra di TR7 nelle competizioni rally tra il 1976 e il 1980. All’inizio col motore 16 valvole della Dolomite Sprint, poi con il V8 Rover. Si comportarono bene nelle gare su asfalto, meno sugli sterrati. Il pilota John Buffum vinse il campionato SCCA PRO Rally dal 1977 al 1980 alla guida delle TR7 e TR7 V8.
Per l’omologazione da rally pare siano stato costruito almeno
un piccolo lotto di 50 auto normalmente in commercio.
Della TR7 fino al 1981 vennero prodotti 112.368 esemplari
come coupé e 28.864 cabriolet, a cui si aggiunsero 2.497 unità di TR8.
Saremmo orfani di TR7 se la Dinky Toys, quasi agli sgoccioli della sua attività, non l’avesse riprodotta utilizzando ancora la scala 1:43 prima di passare all’1:36. È un buon modello con sportelli apribili e paraurti “ad assorbimento d’urto” ma deturpato dalle orribili “ruote veloci”.
Solo dopo molti anni questo sparuto modello è stato
affiancato da altre riproduzioni, in zamac o resina. Abbiamo diverse Trofeu, la
Vanguard, e, in scala piccola, la cabriolet di Oxford, mentre Cult Model ci ha offerto il coupé in scala 1:18.
In 1:18 si fa notare, per bontà della riproduzione, la
versione rally di Ottomobile che riproduce la vettura che ha corso la 24 Ore di
Ypres nel 1980.
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