IL GIAPPONE SECONDO SOLIDO

Solido è uno dei produttori di automodelli più famosi e longevi del mondo; nato nel 1932, il marchio ha visto susseguirsi alterne vicende, che lo hanno portato più volte dal successo al limite della chiusura... negli ultimi anni, però, soprattutto con la scala 1:18, grazie ad una dirigenza estremamente giovane e dinamica Solido ha saputo riaffermarsi tra i collezionisti. Solido ha infatti ha saputo creare una gamma di automodelli "budget friendly" ma con un ottimo rapporto qualità prezzo e soprattutto con una scelta di soggetti originale ed azzeccata. Non fanno eccezione le ultime novità, che vanno ad esplorare il mondo delle vetture ad alte prestazioni giapponesi, che stanno sempre più interessando i giovani. Difatti, dopo la Nissan GT-R già presentata tempo fa e due versioni della Toyota Supra (Mk4 e GR), è la volta di altre due icone del mondo JDM: la Mazda RX-7 FD3RS del 1994 e la Honda Civic SiR EG6 del 1991.

La Mazda Rx-7 prodotta in tre versioni dal 1978 al 2002, è empre stata caratterizzata dal suo motore birotore Wankel: piccola cilindrata per potenza e prestazioni da supercar. Difatti, nella terza serie qui riprodotta, il motore di soli 1308 cc, dotato di doppio turbocompressore sequenziale e intercooler aria-aria, riusciva a sviluppare, nella versione RS, oltre 300 cv a fronte dei 280 dichiarati dalla Casa. Questa esuberante cavalleria permetteva alla RX-7 terza serie di scattare da 0 a 100 in soli 5,5 secondi e di raggiungere agevolmente i 250 km/h; il tutto accompagnato da un peso decisamente contenuto, oltre alla distribuzione dei pesi 50/50, alla trazione posteriore e ad un assetto estremamente bilanciato che garantiva un handling ottimale.
Il rovescio della medaglia era una certa complessità e fragilità del sistema elettronico di controllo dei turbocompressori, che se non adeguatamente controllato e mantenuto, poteva creare problemi di affidabilità. Ma questo era l'ultimo dei pensieri di chi si metteva in garage una simile meraviglia... oltre tutto, la linea era decisamente piacevole e non sfigurava, oggi come allora, accanto alle più blasonate sportive europee.


Il modello, qui nella versione rossa con cerhioni scomponibili "custom", è dotato di porte aprbili su cardini realistici; su questo modello sono anche apribili i fari a scomparsa. La linea del modello è molto ben riprodotta, la verniciatura è accurata e solo la mancanza di fotoincisioni adesive cromate per riprodurre il logo Mazda e le targhette di identificazione tradiscono la collocazione nella gamma "economica"; basti osservare le fessure estremamente ridotte delle portiere, per aprire le quali è indispensabile utilizzare il piccolo attrezzo fornito nella scatola.

Il movimento di apertura dei fari è garantito da una levetta posta sotto il muso del modello; nel nostro campione questa levetta è un po' troppo evidente.


Nella foto grande si può vedere la suddetta levetta... niente di grave, ma è sicuramente un particolare migliorabile, che stona un poco. Anche perché il modello è piuttosto curato in altri piccoli dettagli, che lo rendono molto interessante. Ad esempio, è molto bello il lunotto "fumè", così come la banda parasole azzurra sul parabrezza e i bulloni ruota dipinti in rosso. I cerchi sono molto belli, ma la cromatura è un po' troppo brillante e poco realistica.

In ogni caso, per chi non dovesse apprezzare questo tipo di ruote, la Mazda RX-7 di Solido è disponibie anche in Montego Blue metallizzato, con ruote standard a cinque razze. Tornando al nostro modello, le luci anteriori sono di buon livello, ma una nota la meritano quelle posteriori. Solido infatti non si è limitata ad inserire un pezzo di plastica nera lucida per simulare la fanaleria...


... ma ha utilizzato plastica fumè scura, che sotto una certa angolazione lascia intravedere le parabole colorate dei fanali. Decisamente un bel tocco di classe. Si poteva far però di meglio con le luci supplementari, che hanno il perno di fissaggio un po' troppo evidente.


Gli interni sono ben fatti e dettagliati, anche se la mancanza di moquette purtoppo li rende un  po' poveri: anche il monocolore nero non aiuta. Ma i dettagli che servono ci sono tutti e su un modello con targa giapponese la guida a destra è perfetta. In ogni caso, gli amanti del bricolage si potranno sbizzarrire con i miglioramenti.

La seconda novità è la Honda Civic EG-6 SiR, versione supersportiva della famosa utilitaria, dotata di un motore 1.6 bialbero con fasatura variabile (V-tec)  capace di sviluppare la ragguardevole potenza di 160 CV, ovvero ben 100 cv/litro senza ricorrere al turbocompressore. Fu la progenitrice della più famosa Honda Type R, in pratica. Solido la presenta in bianco, colorazione cara ai giapponesi e molto di moda, tra la fine degli anni 80 e l'inizio dei 90, anche in Europa, sulle utilitarie sportive.



Come al solito la linea è catturata bene e anche la verniciatura, nonostante il bianco totale che spesso può dare problemi di spessore o trasparenza, è di buon livello senza particolari difetti. Solo in alcuni punti dei parafanghi si possono notare certe piccole irregolarità dello stampo, che la vernice bianca rende più evidenti.

 

La Civic era piuttosto avanti per i suoi tempi, presentando particolari che solo in un secondo tempo saranno adottati dalla concorrenza: vedasi gli specchietti retrovisori di forma aerodinamica, le maniglie porta a filo della carrozzeria, le linee arrotondate con coda alta e tronca. Niente che però potesse far pensare al potenziale sportivo della vettura e che la differenziasse in maniera netta dalle versioni più tranquille, a parte l'assetto piuttosto basso, i cerchi in lega specifici del modello, il tubo di scarico surdimensionato e le sfacciate scritte DOHC V-TEC sulle fiancate. In effetti, una vettura piacevole ma piuttosto anonima, che però gli appassionati di auto giapponesi conoscono molto bene.


Come quasi tutti i modelli Solido di ultima generazione, anche questa Honda ha le portiere apribili: e anche in questo caso è praticamente indispensabile utilizzare il piccolo attrezzo fornito nella scatola per poterle aprire, viste le sottilissime fessure e la consueta presenza dei vetri laterali. Ovviamente la guida è a destra!

Gli interni sono ancora una volta di buon livello, ma privi di quei particolari che "fanno la differenza" con i modelli di categoria superiore; moquette, cinture di sicurezza, uso del colore. Nel complesso comunque un buon risultato, soprattutto in considerazione del prezzo. Peccato che sul modello in esame la decal rappresentante l'autoradio sia stata posizionata male, decisamente storta. Ottima base, comunque, per chi ama elaborare i modelli.

Il terzo modello di cui ci occupiamo non è  una novità assoluta, perché è già stato presentato da qualche tempo in diverse versioni, da corsa o stradali; è però interessante perché questa Subaru Impreza S5 WRC è quella che ha corso e vinto il Rally di Montecarlo 1997, con equipaggio Piero Liatti/Fabrizia Pons.



Il modello, decals a parte, non presenta differenze rispetto a quello, già visto, riproducente la vettura n. 3 di McRae/Grist. E' comunque un ottimo esempio di come Solido, in un certo senso, prediliga i modelli da corsa rispetto agli stradali. Il livello di detttaglio è generalmente iù alto, la verniciatura è molto buona e la posa delle decorazioni è decisamente accurata.
Degni di nota sono i bellissimi cerchioni, marchiati Speedline e soprattutto gli pneumatici dotati sia di marchiatura in rilievo che di decorazione colorata. Ottimo lavoro. Le due antenne sono fornite in un sacchetto a parte e devono essere montate in un secondo tempo. Con cautela, perché sono piuttosto fragili.


Per aprire le porte viene, anche in questo caso, fornito un pratico attrezzo. In questo modo si possono osservare meglio gli interni...



...che, trattandosi di una vettura da competizione, sono molto dettagliati, sia come particolari applicati che come utilizzo del colore. Necessitano di pochissimi ritocchi per diventare ottimi. Peccato che Solido abbia abbandonato l'utilizzo delle cinture di sicurezza in plastica "tridimensionale" a favore di semplici decals.
In conlusione, Solido ci ha presentato tre modelli di ottima fattura ad un prezzo più che accessibile, come ormai da tradizione consolidata e possiamo affermare che il livello di finitura aumenta per ogni nuovo modello presentato. Inoltre, facciamo notare che i modelli sono finalmente avvitati ad una base in plastica, che soppianta il vecchio sistema di fissaggio direttamente alla base in cartone. Questo ha consentito anche di ridurre in maniera significativa la dimensione degli antiestetici perni di fissaggio posti sotto i mdelli. Era ora! In ogni caso, speriamo che Solido continui su questa strada!

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