La Märklin, fondata a Göppingen nel 1856 da Theodor Friedrich Wilhelm Märklin, oltre alle centinaia di giocattoli di latta e i famosissimi trenini, si occupò in diverse occasioni del mercato dei modelli d’auto pressofusi in scala 1:43. Nel 1859 si sposò in seconde nozze con Caroline Hettich e fu grazie ai soldi della famiglia di lei che poté stabilizzare e ampliare la propria impresa e iniziare, nel periodo di Natale, a produrre i primi giocattoli, presumibilmente delle cucine per le bambole.
Egli
morì nel 1866 a soli 44 anni, lasciando l’azienda alla moglie Caroline, che si
trovò a condurla con l’aiuto dei figli, in particolare Eugen.
A differenza dell’inglese Hornby,
specializzata quasi esclusivamente nel Meccano e in trenini, la Märklin spaziò fin
dall’inizio in vari settori che comprendevano treni, navi, giostre, cucine per
bambole, carrozze, automobili e – in un secondo momento – aerei e dirigibili.
Nel 1891 dopo vari treni con cui si
giocava sul pavimento, iniziò la produzione di trenini a molla che correvano su
rotaie in scartamento “1” (45 mm, pari all’1:32 circa). Il 1898 vide la nascita
del primo trenino elettrico: funzionava a corrente domestica (a 110 o 220 volt)
con tutti i rischi di rimanere fulminati che la cosa comportava. Dopo soli due
anni la tensione fu abbassata a 40 volt tramite un trasformatore ma restava
ancora pericolosa per i bambini. Per fortuna allora le case connesse alla rete
elettrica erano veramente poche e, comunque, in seguito la tensione fu
ulteriormente ridotta agli innocui 20 volt.
Sul catalogo 1900 vi erano almeno cinque
automobili di medie dimensioni (da 18 a 23cm), oggi tutte estremamente rare, normalmente
fornite di chauffeur in stucco dipinto coi vestiti in panno: si trattava
di giocattoli molto costosi, con diffusione limitata ai ceti più abbienti.
La prima serie di miniature d’auto in
pressofusione prodotta in grande serie a prezzi popolari, apparve nella seconda
metà degli anni Trenta del Novecento. Si trattava di modelli che, come nel caso
dei primi Dinky Toys, costituivano una appendice dei treni in scala ‘0’, di cui
erano complemento e che erano spesso usati come carico su alcuni vagoni, motivo
per cui adottavano, come la loro controparte inglese, la scala 1:43.
Recavano tutte il numero di catalogo
5521 (accompagnato da numeri consecutivi come suffisso) e, come nel caso dei
Dinky Toys, assunsero presto una fisionomia propria, con riproduzioni di buona
qualità di vetture tedesche del tempo, comprese auto da corsa e veicoli militari,
oltre a una vettura da record (il Bluebird) e l’Alfa Romeo bimotore da corsa
(nr.5521/61), unici veicoli stranieri. Gli autocarri riproducevano grosso modo
dei Klöckner Umboldt Deutz e dei Mercedes-Benz dell’epoca.
Alcune vetture e un autocarro avevano
in comune il telaio con i parafanghi: all’epoca era una pratica molto comune
perché semplificava la produzione e permetteva di mettere in commercio delle
scatole di montaggio assai gradite dai bambini, che avevano a disposizione
diverse carrozzerie intercambiabili. Questa serie ispirò alcuni modelli dell’italiana
Mercury del dopoguerra.
Una nuova serie con numero di catalogo
8021, dedicata ai mezzi militari, comprendeva alcuni curiosi autocarri con 4
assi gommati posteriori: in realtà avrebbero dovuto riprodurre i semicingolati
dell’esercito tedesco che avevano sistema di trazione costituito da molte ruote
a disco di metallo sulle quali scorrevano i cingoli posteriori. Invece di usare
un cingolo di gomma o a maglie metalliche Märklin semplificò la cosa mettendo
in fila diverse ruote gommate.
Il modello più costoso della serie
5521 è stata la cosiddetta Mercedes-Benz del Führer, per questo motivo meno
diffusa di altre riproduzioni e oggi molto rara.
È pure della Märklin una buona riproduzione
in metallo pressofuso del Maggiolino, che allora si chiamava KdF-Wagen. Ne
esistono due versioni: la prima con i paraurti staccati dalla carrozzeria, pur
essendo fusi in blocco unico assieme alla scocca. Tuttavia risultavano fragili
e facilmente soggetti a rotture, così, con una modifica dello stampo, furono
uniti alla carrozzeria dando origine a un’unità più robusta.
Il buon successo dei trenini in scala
H0 a partire dal 1935, (metà della scala ‘0’, che era 1:43 e perciò in 1:87)
spinse la Märklin a proporre dei modelli più piccoli, ma lo scoppio della
guerra avrebbe impedito ogni programma di ampliamento e la serie si interruppe
dopo due sole miniature: una Volkswagen (sempre chiamata col nome di allora,
cioè KdF-Wagen) e una Mercedes-Benz da corsa.
La lega di zamac con cui erano
prodotti i modelli Märklin non era di qualità stabile e andò peggiorando mano a
mano che ci si avvicinava al conflitto, a causa del contingentamento di
materiali ritenuti strategici. Il problema è conosciuto con le parole inglesi “metal
fatigue” (fatica del metallo), o anche come “peste dello zinco”. Sulla
fusione appaiono piccole crepe che, col tempo, si allargano e si allungano,
rendendo fragili le carrozzerie che, se colpite da questo fenomeno, sono
destinate a distruggersi da sole.
Fra le curiosità di quel periodo, nel 1937, ci fu una delle prime piste elettriche (a 20V) con un modello d’auto da corsa lungo 19 cm. La tenuta di strada era assicurata da un bordo rialzato della pista anziché dal perno centrale delle attuali slot-car. Ebbe un successo limitato per via dell’alto costo.
Nel dopoguerra la Märklin preferì
concentrarsi sui trenini elettrici e i modellini d’auto non vennero ripresi ad
eccezione della sola Volkswagen in scala piccola, ancora con la scritta “KdF” sulla
targa anteriore.
Attorno alla prima metà degli anni ’50 ci fu un secondo tentativo della fabbrica tedesca di tornare a produrre miniature d’auto in scala 1:43. Si trattava di una quarantina di modelli con numero di catalogo che iniziava con 8000 comprendente anche autocarri, i quali risultavano però in scala più piccola (fra 1:50 e 1:64). Con i modelli in 1:43 furono prodotti una decina di modelli piccoli di plastica in 1:87 come complemento ai trenini.
I modelli in 1:43 iniziarono con una
Buick berlina (unica auto non tedesca della serie) che risultava però in scala
1:40 ed era apparsa qualche tempo prima di tutti gli altri modelli.
In questa serie sono da notare alcune modifiche
di stampo ai modelli Volkswagen per aggiornarli alle modifiche dei veicoli
veri: al Maggiolino vennero ampliati lunotto e parabrezza, ai furgoncini
vennero aggiunte la presa d’aria a palpebra sopra il parabrezza e il paraurti
posteriore.
Alcuni modelli ebbero una vita lunga e
alcuni pezzi rimasero illustrati sui cataloghi Märklin per molto tempo: qualche
autocarro addirittura fino al 1974, quando sei anni prima era stata presentata
una nuova serie, conosciuta come ‘1800’ dal numero di catalogo che iniziava da
quella cifra, che comprendeva miniature pregevoli interamente apribili (anche
le quattro porte nel caso delle berline).

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