Borgward P100 in miniatura.
Carl Borgward
apprese della bancarotta della propria azienda dall'autoradio mentre vi si
stava recando alla guida della sua P100 blu nuova fiammante.
La sua fabbrica stava
vivendo un momento delicato. Aveva iniziato a rinnovare i modelli più vecchi
troppo tardi e senza applicare quelle economie di scala che gli avrebbero permesso
di sopravvivere. Solo ora che era in corsa contro il tempo riuscì a
standardizzare le parti del motore della Isabella con quelle della nuova grossa
6 cilindri. La Borgward aveva avuto in listino le grosse Hansa 2400 a 6
cilindri ma non ne aveva mai vendute tante. Dell’ultimo restyling ne aveva
fabbricate 356 esemplari in due anni.
Carl Borgward
ammirava molto la Lancia Flaminia e cominciò a studiare nel 1957 un’auto simile
che si potesse vendere in quantità significative.
Nacque un
prototipo di aspetto formale ma elegante, con ampie superfici vetrate, e con un
motore di 2300cc da 100 CV, all’epoca giudicati più che sufficienti per
raggiungere i 160 Km/h e passare da 0 a 100 in 15 secondi.
Novità assoluta
erano le sospensioni pneumatiche, le prime in Europa, anche se disponibili pagando
un extra. Erano così interessanti da essere intensamente studiate dalla
Daimler-Benz per la sua 300. La “Großer Borgward” garantiva buone prestazioni e
soddisfazioni di guida più appaganti di quelle delle contemporanee Mercedes-Benz
220.
La Borgward P100
fu la stella del Salone di Francoforte del 1959 e destò molto interesse. Purtroppo
la presentazione risultò troppo anticipata rispetto l’inizio della produzione
in serie, ad agosto 1960: l’interesse del pubblico svanì quando si capì che
occorreva attendere oltre un anno dalla prenotazione per averla. Qualcosa di
simile era successo anche alla Mercedes-Benz 220, ma la Daimler-Benz aveva le
spalle larghe e ampie capacità di recupero. Inoltre le concorrenti (fra cui la
meno costosa Opel Kapitän) contavano su una clientela affezionata che la
Borgward non aveva ancora mentre la produzione andava avanti a rilento: appena
164 unità a ottobre 1960. Quando le voci del possibile fallimento, che avvenne,
aumentò la diffidenza dei potenziali clienti.
Dopo il
fallimento la produzione della P100 continuò nel 1961 per smaltire le scorte e onorare
i contratti, per un totale di 2537 vetture.
Un'azienda
messicana si aggiudicò all’asta i diritti e i materiali per la fabbricazione
della vettura. Nel 1964 le presse tornarono in funzione a Monterry, in Messico
e la P100, denominata ora “230” fu offerta in versione standard, senza le piccole
pinne posteriori e le modanature cromate, e col lunotto posteriore non
panoramico, quindi la "230 GL", identica alla P100 tedesca e infine
la "230 Excelencia" allungata di 25 centimetri. Fu prodotta fino al
1971 ma sempre in un numero limitato di esemplari.
Un solo modello
contemporaneo alla vera P100 fu offerto dalla tedesca Manurba in scala 1:55 circa, ma era un inelegante giocattolo di plastica di bassa qualità.
Si dovette
aspettare Budig, un commerciante di Berlino che aveva fatto realizzare molti
modelli speciali in resina di auto tedesche per ottenere la prima Borgward P100
in scala 1:43, molto ben azzeccata nella linea e con un solo difetto: le coppe
delle ruote verniciate e non cromate. Un vero peccato perché la successiva
miniatura, realizzata da NEO, appare molto bella e con tutte le cromature a
posto, però con le proporzioni non del tutto realistiche: la parte del
bagagliaio appare (di poco) troppo lunga. Fra i due modelli si piazza un
delizioso modellino in scala 1:87 dovuto a Brekina, che lo ha offerto in
svariate colorazioni ma oggi fuori catalogo e quasi introvabile.
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