Schuco Varianto
Come tutti i giocattoli Schuco dotati di
meccanismi, la pista Varianto costituiva un sistema intelligente per giocare al
traffico, costruendo tracciati che ogni volta potevano cambiare forma e che permettevano
ai bambini di dare sfogo ogni volta alla loro fantasia.
Il sistema di piste Varianto fu brevettato
all’inizio del 1951: era costituito da vetturette e camioncini di latta con
motorino a molla, che correvano su un filo di acciaio armonico a spirale, che
costituiva il tracciato, con cui si creava un sistema di traffico stradale. Aveva
il vantaggio di costare molto meno dei classici trenini elettrici.
La pubblicità
dell'azienda affermava: "Il gioco del traffico con un nuovo tipo di
binario in filo metallico mai visto prima".
Elementi di filo d’ottone, dritti o curvi e
soprattutto fili di spirale d’acciaio armonico flessibile, uniti da tubetti di
rame, permettevano di inventare ogni volta una “pista” diversa che i veicoli
seguivano grazie alla quinta ruota, dotata di una gola (simile a una carrucola) al
centro del telaio. Fin da subito erano disponibili elementi di plastica come
incroci e deviatoi e robusti cavalcavia metallici; quindi furono aggiunti elementi
di paesaggio come piccole casette, tunnel e alberi, nonché ingegnose stazioni
di servizio nelle quali una aletta di plastica con funzione di stop, bloccava
l’auto in corrispondenza del distributore. Un altrettanto ingegnoso sistema di leve a molla,
spostate dall’arrivo della macchinina, permetteva all’inserviente di gesso
dipinto di affacciarsi per “rifornire” la vettura e rientrare quando, dopo aver
girato lo stop, si restituiva il libero passaggio alla vetturetta. Era uno dei
pregi del sistema: le gomme posteriori infatti avevano sufficiente presa per muovere
la vettura, ma se incontravano un ostacolo, la vettura si fermava senza slittare,
così da non scaricare la molla e permettere la ripartenza.
Nel 1955 fu aggiunto uno spettacolare incrocio con
semaforo (che si illuminava grazie a una batteria), dove un sistema con due
pulsanti permetteva di dare il via libera ai veicoli alternativamente nei due
sensi.
In quello stesso anno ai veicoli a molla se ne
aggiunsero altri elettrici, con le pile ospitate a bordo: c’erano anche alcuni
tipi di accumulatori ricaricabili, prime esperienze del genere in campo
modellistico. L’apparecchio di ricarica era nascosto dentro la riproduzione di
un distributore di carburante, collegato a un trasformatore e sotto la cui
pensilina sostavano i modelli: piccoli contatti sul tetto dei veicoli toccavano
le prese di corrente sotto la piccola tettoia, assicurando il “pieno” di
energia elettrica. Era in questo modo possibile ricaricare le batterie e
assicurare fino a 150 ore di funzionamento. Notevole per i tempi!
I veicoli del sistema Varianto non riproducevano
nulla di reale, anche se il camioncino possedeva una calandra stile Packard
1948-50 e l’autobus aveva una vaga rassomiglianza con un Krauss-Maffei
dell’epoca. Più rari erano i furgoncini e ancora di più le loro varianti
ambulanza e pompieri. Hanno tutti lo stesso frontale con grossi fari e fregio
centrale, tuttavia qualche tempo prima di essere pensionati ebbero un frontale
più moderno, con una calandra a griglia in stile Buick con fari più
piccoli.
L’auto più economica e diffusa era la
Varianto-Limo 3041, una limousine a due porte in stile americano, vagamente
simile a una De Soto del 1950, anche se la maggior parte degli appassionati la
chiama Buick per via del fatto che anche le Buick avevano una calandra a elementi
verticali simili a denti. Il motore a orologeria si comandava con una levetta
che usciva dal lunotto e aveva tre posizioni. Sullo zero la vettura poteva
stare ferma anche a carica completa della molla, mentre I-II-III erano tre
diverse modalità di rilascio dell’energia della molla stessa, che determinavano
andature più lente o veloci.
Della Limousine esiste una rara versione Polizia
(la più rara di tutte le Varianto), venduta in un “Highway Patrol-Packet” così
difficile da trovare, che per averne uno si rischia di dover superare il
migliaio di euro di quotazione.
Anche il camioncino è molto facile da trovare, un
po’ meno il suo rimorchietto, che era tutto di plastica.
In ordine di rarità dopo la “Patrol” car c’è
un’auto sportiva che assomigliava abbastanza all’Austin Healey 100 e il
Maggiolino Volkswagen, in versione Polizei.
Quest’ultimo era assolutamente realistico, ma ciò
era dovuto al fatto che era l’unico Varianto realizzato in pressofusione, poiché
utilizzava la stessa carrozzeria del Maggiolino della serie Micro-Racer. Per il
mercato olandese venne realizzata una variante “Politie” di colore crema e per
questo modello venne anche allestita ameno una scatola, completa di circuito e
corredata di un foglio di cartone con casette e alberi che potevano essere
ritagliati e incollati per formare un piccolo paesaggio. Questa confezione non
raggiunge le quotazioni della “Highway Patrol” ma è indubbiamente rara e
costosa.
Le auto elettriche hanno un telaio corredato di un vero gioiello della tecnica, costituito dal paraurti anteriore basculante. Quando incontra un ostacolo a destra o sinistra come lo stop del semaforo, si piega da un lato togliendo il contatto che dà corrente al motore. Solo rimuovendo l’ostacolo il paraurti torna dritto e la marcia può riprendere.
Le Varianto elettriche, a differenza di quelle a
molla, disponevano di una sola velocità: una volta messo l’interruttore in
posizione ‘on’ partivano a velocità costante.
Il camioncino e i furgoncini furono trasformati in
Elektro-Lasto e Elektro-Express, mentre la limousine non fu mai elettrificata. Al
suo posto nel 1957 fu introdotta la Elektro-Station Car 3118, una giardinetta
in stile americano che affascinava i bambini per le sue cromature e per il
portellone posteriore che si apriva come in realtà, abbassandosi dopo aver
girato una minuscola manopola. Il “bagagliaio” ospitava le due batterie che
erano tipiche di tutte le Varianto elettriche.
Diciamo che dopo la Patrol, la Austin Healey e il
Maggiolino, la Station Car è fra le Varianto più quotate.
Indubbiamente le Elektro erano un po’ più delicate
delle versioni a molla ed è facile oggi trovarle in apparenti buone condizioni
ma non funzionanti (spesso a causa delle batterie incautamente lasciate
all’interno, dove le parti elettriche sono state corrose dalla fuoruscita dell’acido).
Il sistema Varianto era adatto per tutte le borse:
si partiva magari dalla confezione più piccola e poi la si ampliava con i
numerosi pezzi sfusi disponibili a catalogo. C’erano confezioni con ampi
cavalcavia oppure con una sorta di Autobahn (Autostrada, in tedesco) di
lamierino, che consentiva ai veicoli di viaggiare nei due sensi con un divisorio
centrale di colore verde che faceva da spartitraffico. Infine c’era una confezione
gigantesca, con molti dei principali pezzi disponibili. Costava moltissimo
(25.000 lire nei primi anni ’60, quando le confezioni più piccole si potevano
avere per 4.000 lire circa) e chiaramente è la meno diffusa di tutte.
Il sistema Varianto è stato venduto per quindici anni ed è stato immensamente popolare come alternativa più economica ai set di treni elettrici. Il suo destino è stato segnato dalla comparsa delle piste elettriche, dove era possibile creare delle vere competizioni fra due slot-car che potevano accelerare a piacimento e indipendentemente l’una dall’altra. Comparse in Inghilterra attorno al 1957, nel 1963 le piste Scalextric erano già molto affermate e imitate: le piste italiane della National Toys e della Policar nel 1964 erano il sogno di ogni bambino e la Varianto, non potendo più competere, fu tolta dai listini.
La copia sovietica
Inaspettatamente dall’altra parte della Cortina di Ferro è esistita una copia sovietica che si vendeva per 3 rubli. La produceva un’azienda denominata da un carattere cirillico simile a un 3 e un numero (Э2) che probabilmente era la sigla di una fabbrica di armamenti (a quell’epoca in Russia non era infrequente che in una fabbrica specializzata in tutt’altra cosa si producessero anche alcuni tipi di giocattoli).
La scatola era denominata
“Auto incrocio” e quella che mostriamo aveva in mostra una scritta in verticale
(“edizione anniversario”) che risulta di difficile interpretazione in quanto
non vi sono spiegazioni aggiuntive.
La pista era costituita da elementi di filo armonico (simile a quelli della
Varianto) che componevano un otto attorno a un incrocio centrale assai simile a
quello proposto dalla Schuco, però di dimensioni maggiori e interamente di
metallo pressofuso anziché di plastica come l’incrocio tedesco.
Le auto sono due: una Gaz M20 Pobeda e una Moskvitch 408 (che colloca il
gioco verso la seconda metà degli anni ’60, essendo la vettura reale uscita nel
1964).
Entrambe hanno in comune un telaio di metallo pressofuso con motore a molla
e una quinta ruota centrale (di metallo anch’essa) che corre a cavallo del
filo.
La vettura che entra nell’incrocio si ferma contro il pilastrino rosso accanto al quale è scritto “STOP” e sta immobile finché l’altro veicolo, transitando accanto al pilastrino verde, trascina quello rosso fuori dalla parte anteriore del modello fermo, dandogli via libera. La cosa si ripete finché dura la carica del motorino a orologeria.
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