Schuco Varianto

Come tutti i giocattoli Schuco dotati di meccanismi, la pista Varianto costituiva un sistema intelligente per giocare al traffico, costruendo tracciati che ogni volta potevano cambiare forma e che permettevano ai bambini di dare sfogo ogni volta alla loro fantasia.

Copertina dell'opuscolo del 1953, contenuto in ogni confezione base

Il sistema di piste Varianto fu brevettato all’inizio del 1951: era costituito da vetturette e camioncini di latta con motorino a molla, che correvano su un filo di acciaio armonico a spirale, che costituiva il tracciato, con cui si creava un sistema di traffico stradale. Aveva il vantaggio di costare molto meno dei classici trenini elettrici.

Telaio che mostra le ruote anteriori (finte) e la 5ª ruota a gola, centrale
La Varianto-Limo al distributore

La pubblicità dell'azienda affermava: "Il gioco del traffico con un nuovo tipo di binario in filo metallico mai visto prima". 

Elementi di filo d’ottone, dritti o curvi e soprattutto fili di spirale d’acciaio armonico flessibile, uniti da tubetti di rame, permettevano di inventare ogni volta una “pista” diversa che i veicoli seguivano grazie alla quinta ruota, dotata di una gola (simile a una carrucola) al centro del telaio. Fin da subito erano disponibili elementi di plastica come incroci e deviatoi e robusti cavalcavia metallici; quindi furono aggiunti elementi di paesaggio come piccole casette, tunnel e alberi, nonché ingegnose stazioni di servizio nelle quali una aletta di plastica con funzione di stop, bloccava l’auto in corrispondenza del distributore. Un altrettanto ingegnoso sistema di leve a molla, spostate dall’arrivo della macchinina, permetteva all’inserviente di gesso dipinto di affacciarsi per “rifornire” la vettura e rientrare quando, dopo aver girato lo stop, si restituiva il libero passaggio alla vetturetta. Era uno dei pregi del sistema: le gomme posteriori infatti avevano sufficiente presa per muovere la vettura, ma se incontravano un ostacolo, la vettura si fermava senza slittare, così da non scaricare la molla e permettere la ripartenza.

Il cavo d'acciaio armonico a spirale alla base del ciruito
Il distributore e altri accessori con il Maggiolino Polizei Varianto
Piuttosto raro il posto di dogana
Incrocio a due vie con vigile urbano. Anche questo è un accessorio poco comune

Nel 1955 fu aggiunto uno spettacolare incrocio con semaforo (che si illuminava grazie a una batteria), dove un sistema con due pulsanti permetteva di dare il via libera ai veicoli alternativamente nei due sensi.

Il bellissimo incrocio con semaforo a due corsie per senso di marcia

In quello stesso anno ai veicoli a molla se ne aggiunsero altri elettrici, con le pile ospitate a bordo: c’erano anche alcuni tipi di accumulatori ricaricabili, prime esperienze del genere in campo modellistico. L’apparecchio di ricarica era nascosto dentro la riproduzione di un distributore di carburante, collegato a un trasformatore e sotto la cui pensilina sostavano i modelli: piccoli contatti sul tetto dei veicoli toccavano le prese di corrente sotto la piccola tettoia, assicurando il “pieno” di energia elettrica. Era in questo modo possibile ricaricare le batterie e assicurare fino a 150 ore di funzionamento. Notevole per i tempi!

Sopra e sotto: due foglietti pubblicitari con i Varianto elettrici

Pagina in italiano che spiega il funzionamento di ricarica delle batterie

I veicoli del sistema Varianto non riproducevano nulla di reale, anche se il camioncino possedeva una calandra stile Packard 1948-50 e l’autobus aveva una vaga rassomiglianza con un Krauss-Maffei dell’epoca. Più rari erano i furgoncini e ancora di più le loro varianti ambulanza e pompieri. Hanno tutti lo stesso frontale con grossi fari e fregio centrale, tuttavia qualche tempo prima di essere pensionati ebbero un frontale più moderno, con una calandra a griglia in stile Buick con fari più piccoli. 

Introducendo l'auto carica (da dietro) e aprendo le porte (davanti) lei parte
Il camioncino Varianto-Lasto con mascherina stile Packard
Il bus in stile Krauss-Maffei
La seconda versione del bus, con mascherina più moderna

L’auto più economica e diffusa era la Varianto-Limo 3041, una limousine a due porte in stile americano, vagamente simile a una De Soto del 1950, anche se la maggior parte degli appassionati la chiama Buick per via del fatto che anche le Buick avevano una calandra a elementi verticali simili a denti. Il motore a orologeria si comandava con una levetta che usciva dal lunotto e aveva tre posizioni. Sullo zero la vettura poteva stare ferma anche a carica completa della molla, mentre I-II-III erano tre diverse modalità di rilascio dell’energia della molla stessa, che determinavano andature più lente o veloci.

Ben visibile nel lunotto la leva che, comprimendo la molla, regola la velocità

Della Limousine esiste una rara versione Polizia (la più rara di tutte le Varianto), venduta in un “Highway Patrol-Packet” così difficile da trovare, che per averne uno si rischia di dover superare il migliaio di euro di quotazione.

Anche il camioncino è molto facile da trovare, un po’ meno il suo rimorchietto, che era tutto di plastica.

La Limousine con la decorazione "State Patrol" realizzata con decals
Il camioncino con il rimorchietto originale, che aveva ruote di plastica
L'ambulanza Varianto a molla, altro modello piuttosto poco diffuso

In ordine di rarità dopo la “Patrol” car c’è un’auto sportiva che assomigliava abbastanza all’Austin Healey 100 e il Maggiolino Volkswagen, in versione Polizei.

Sopra e sotto: la Varianto tipo Austin Healey
Il Maggiolino Varianto, versione Polizia tedesca

Quest’ultimo era assolutamente realistico, ma ciò era dovuto al fatto che era l’unico Varianto realizzato in pressofusione, poiché utilizzava la stessa carrozzeria del Maggiolino della serie Micro-Racer. Per il mercato olandese venne realizzata una variante “Politie” di colore crema e per questo modello venne anche allestita ameno una scatola, completa di circuito e corredata di un foglio di cartone con casette e alberi che potevano essere ritagliati e incollati per formare un piccolo paesaggio. Questa confezione non raggiunge le quotazioni della “Highway Patrol” ma è indubbiamente rara e costosa.

Sopra e sotto: due immagini della confezione per il mercato olandese

Le auto elettriche hanno un telaio corredato di un vero gioiello della tecnica, costituito dal paraurti anteriore basculante. Quando incontra un ostacolo a destra o sinistra come lo stop del semaforo, si piega da un lato togliendo il contatto che dà corrente al motore. Solo rimuovendo l’ostacolo il paraurti torna dritto e la marcia può riprendere.

Sopra e sotto: autocisterna Aral della serie Varianto Elektro
Il paraurti basculante degli Elektro interrompeva la corrente al motore

Le Varianto elettriche, a differenza di quelle a molla, disponevano di una sola velocità: una volta messo l’interruttore in posizione ‘on’ partivano a velocità costante.

Sopra e sotto: la Station Wagon in stile americano

Il camioncino e i furgoncini furono trasformati in Elektro-Lasto e Elektro-Express, mentre la limousine non fu mai elettrificata. Al suo posto nel 1957 fu introdotta la Elektro-Station Car 3118, una giardinetta in stile americano che affascinava i bambini per le sue cromature e per il portellone posteriore che si apriva come in realtà, abbassandosi dopo aver girato una minuscola manopola. Il “bagagliaio” ospitava le due batterie che erano tipiche di tutte le Varianto elettriche.

Diciamo che dopo la Patrol, la Austin Healey e il Maggiolino, la Station Car è fra le Varianto più quotate.

Scena di traffico Varianto
Il camioncino in versione elettrica

Indubbiamente le Elektro erano un po’ più delicate delle versioni a molla ed è facile oggi trovarle in apparenti buone condizioni ma non funzionanti (spesso a causa delle batterie incautamente lasciate all’interno, dove le parti elettriche sono state corrose dalla fuoruscita dell’acido).

Il sistema Varianto era adatto per tutte le borse: si partiva magari dalla confezione più piccola e poi la si ampliava con i numerosi pezzi sfusi disponibili a catalogo. C’erano confezioni con ampi cavalcavia oppure con una sorta di Autobahn (Autostrada, in tedesco) di lamierino, che consentiva ai veicoli di viaggiare nei due sensi con un divisorio centrale di colore verde che faceva da spartitraffico. Infine c’era una confezione gigantesca, con molti dei principali pezzi disponibili. Costava moltissimo (25.000 lire nei primi anni ’60, quando le confezioni più piccole si potevano avere per 4.000 lire circa) e chiaramente è la meno diffusa di tutte.

Sopra e sotto: una scatola base media con due veicoli, in perfette condizioni
Sopra e sotto: la scatola dell'Autostrada, completa di svincolo con scambio

Libretto con suggerimenti per realizzare vari circuiti

La più grande confezione regalo della Schuco Varianto: costava 25.000 lire

Il sistema Varianto è stato venduto per quindici anni ed è stato immensamente popolare come alternativa più economica ai set di treni elettrici. Il suo destino è stato segnato dalla comparsa delle piste elettriche, dove era possibile creare delle vere competizioni fra due slot-car che potevano accelerare a piacimento e indipendentemente l’una dall’altra. Comparse in Inghilterra attorno al 1957, nel 1963 le piste Scalextric erano già molto affermate e imitate: le piste italiane della National Toys e della Policar nel 1964 erano il sogno di ogni bambino e la Varianto, non potendo più competere, fu tolta dai listini.

La copia sovietica

Inaspettatamente dall’altra parte della Cortina di Ferro è esistita una copia sovietica che si vendeva per 3 rubli. La produceva un’azienda denominata da un carattere cirillico simile a un 3 e un numero (Э2) che probabilmente era la sigla di una fabbrica di armamenti (a quell’epoca in Russia non era infrequente che in una fabbrica specializzata in tutt’altra cosa si producessero anche alcuni tipi di giocattoli). 

La copia sovietica della pista Schuco
I russi copiarono anche il disegno della scatola originale Schuco (sopra)
All'interno un incrocio molto simile, ma più grande e di metallo

La scatola era denominata “Auto incrocio” e quella che mostriamo aveva in mostra una scritta in verticale (“edizione anniversario”) che risulta di difficile interpretazione in quanto non vi sono spiegazioni aggiuntive.

La pista era costituita da elementi di filo armonico (simile a quelli della Varianto) che componevano un otto attorno a un incrocio centrale assai simile a quello proposto dalla Schuco, però di dimensioni maggiori e interamente di metallo pressofuso anziché di plastica come l’incrocio tedesco.

L'auto ferma al rosso aspetta il via da quella che sposta il pilastrino verde

Le auto sono due: una Gaz M20 Pobeda e una Moskvitch 408 (che colloca il gioco verso la seconda metà degli anni ’60, essendo la vettura reale uscita nel 1964).

La GAZ M20 Pobeda, piuttosto approssimativa
La Moskvitch 408, dal frontale più riconoscibile rispetto al resto
Il telaio con la 5ª ruota. Quelle anteriori però sono gommate

Entrambe hanno in comune un telaio di metallo pressofuso con motore a molla e una quinta ruota centrale (di metallo anch’essa) che corre a cavallo del filo.

La vettura che entra nell’incrocio si ferma contro il pilastrino rosso accanto al quale è scritto “STOP” e sta immobile finché l’altro veicolo, transitando accanto al pilastrino verde, trascina quello rosso fuori dalla parte anteriore del modello fermo, dandogli via libera. La cosa si ripete finché dura la carica del motorino a orologeria.

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