Le preziose (oggi) Edil Toys
Oggi ricercate e pagate con quotazioni elevate, le Edil Toys a suo tempo furono piuttosto snobbate: ebbero un successo limitato dovuto principalmente a due fattori.
Il primo fu la cattiva
scelta delle auto riprodotte: tutte erano già state realizzate dagli altri
fabbricanti; inoltre la diffusione della marca risultò sempre assai limitata. Ciò
anche per una certa mentalità dei negozianti che non intendevano caricarsi il
magazzino con un modello Edil Toys dopo aver già avuto la stessa vettura
riprodotta da altri e quindi con minore appetibilità e probabilità di vendita.
Edil Toys era un fabbricante milanese di scatole di costruzioni in plastica del tipo a mattoncino, da cui deriva il nome.
Nel 1966, al Salone del Giocattolo di Milano, debuttò nella produzione di
automodelli in zamac. I modelli erano molto ben realizzati e fedeli agli
originali: tutte le berline della Edil Toys avevano le 4 portiere apribili, fra
le prime al mondo, con tanto di sottili montanti dei finestrini. In tre anni
vennero prodotti una dozzina di modelli.
Nel 1968 tramite un contratto con i grandi magazzini “All’Onestà” tentò di offrire i propri modelli a £ 600 anziché 800, ma anche qui con scarso successo. L’ultima miniatura, una Mercedes-Benz 250 SE berlina, fu effettivamente presentata al Salone di Giocattolo del 1969, ma risulta aver raggiunto lo stadio produttivo con solo diverse prove di stampo e un minimo quantitativo di modelli di pre-serie.
La Mercedes-Benz venne in
seguito prodotta in Turchia dalla Meboto, che rilevò molti degli stampi Edil
continuandone la produzione (sia pure con una qualità complessiva inferiore).
Risulta annunciata una Opel Commodore che però non raggiunse nemmeno lo stadio
di prototipo.
La Meboto-Turkmali ha ripreso in
Turchia alcuni stampi dell’italiana Edil Toys ma i modelli effettivamente messi
in vendita col marchio Meboto furono solo cinque, fra il 1969 e il 1971. Sul
fondino rimase la scritta “Edil Toys” accompagnata però dal marchio turco
“Balicioğlu Y.M.”. La qualità era molto inferiore a quella degli originali
italiani e le vendite rimasero al di sotto delle aspettative. Tutti gli stampi,
quelli utilizzati e quelli no, furono ceduti alla Orfey nel 1975.
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