FIAT 130 COUPÉ 3200 1:18 - LAUDORACING MODELS

Alla fine degli anni '60, la Fiat non aveva in listino nessun modello di fascia alta adeguato ai tempi. La 2300, sia berlina che coupé, ormai obsolete e dalla linea superata, non riuscivano in alcun modo a contrastare la concorrenza di Mercedes, BMW e Jaguar, dominatori indiscussi del segmento. A partire dal 1963, venne quindi decisa la progettazione di una berlina di lusso: la meccanica avrebbe dovuto essere raffinata e le dimensioni decisamente importanti, con ampio spazio sia per i passeggeri che per i bagagli. Di conseguenza, al Salone di Ginevra del 1969 venne presentata la 130, berlina 3 volumi di impostazione classica, lunga quasi 5 metri, mossa da un grosso motore V6 di 2.8 litri, progettato da Aurelio Lampredi.
Sospensioni indipendenti, trazione posteriore quattro freni a disco con servofreno, cambio automatico a 3 rapporti (o manuale a 5 offerto in opzione), interni di lusso rivestiti con materiali di alta qualità completavano il quadro. Peccato che la linea, fin troppo classica, non emozionò molto e fu anche giudicata troppo appesantita da particolari inutili e cromature. Inoltre, il motore non era eccezionale, vista la potenza scarsa (140 cv, portati poi a 160) e l'esagerato ammontare dei consumi di carburante, in media 5 km/litro. Le vendite non decollarono e così nel 1971 la Fiat decise di lanciare sul mercato la versione coupé, totalmente diversa dalla berlina, disegnata da Paolo Martin per Pininfarina.

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La 130 Coupé, contrariamente alla berlina, piacque moltissimo, soprattutto per la sua eleganza, la purezza delle linee tese, le ampie superfici vetrate. La matita di Martin aveva fatto centro, la 130 Coupé era (ed è tuttora) una vettura splendida, nonostante le grandi dimensioni. I 165 cv erogati dal suo motore 3.2 litri non la rendevano una sportiva, ma sicuramente era una bellissima granturismo per lunghi viaggi in souplesse. Peccato che, nonostante i complimenti, le vendite continuarono ad essere scarse, anche a causa del prezzo elevato della vettura. La crisi petrolifera dei primi anni '70, con i vertiginosi aumenti dei costi del carburante, diede il colpo di grazia alla troppo assetata 130, che nel 1976/77 fu tolta di produzione.

Vettura pressoché ignorata dai fabbricanti di automodelli (esistono solo pochi modelli in 1/43, in particolare quello della Starline e qualche modello artigianale), è stata recentemente proposta in scala 1:18 da Laudoracing Models, produttore francese da sempre specializzato in auto italiane, Fiat in particolare. Il modello é in resina, senza aperture e senza ruote sterzanti, ed è veramente ben riuscito.

La vernice, un bel blu metallizzato tra i più gettonati sulla vettura vera, é perfetta. L'assemblaggio del modello é molto accurato e il contrasto con gli interni è notevole, oltre che corretto per l'epoca. Ma di questo parleremo dopo.

la 130 coupé in una foto ufficiale

Il modello è ovviamente di dimensioni importanti, ma anche in scala la pulizia delle linee lo fanno sembrare molto meno imponente. Le proporzioni della carrozzeria sono ben rispettate e la linea è ben riuscita, come dimostrano le foto della vista laterale. Molto belle le maniglie delle portiere e gli stemmi Pininfarina, realizzati con fotoincisioni adesive.

Un particolare però salta subito all'occhio, ed é l'altezza da terra un po' eccessiva. Questa è causata anche dal diametro leggermente abbondante delle ruote: mentre i cerchioni hanno dimensioni corrette, gli pneumatici hanno una spalla un po' troppo alta, accentuata anche dalla completa mancanza di stampigliature e dal fatto che la forma in genereale è piuttosto squadrata.


La vista fronte/retro evidenzia la buona fattura delle luci, sia anteriori che posteriori: i grandi fari rettangolari hanno una bella profondità e sono riprodotte anche le lampadine, mentre i posteriori sono ben luminosi e realistici. Molto belle le decorazioni sul baule, in fotoincisione adesiva e abbastanza spesse da risultare correttamente tridimensionali. Un appunto sulla forma del tubo di scarico doppio, corretta ma leggermente troppo grande, così come la targa, che "sprofonda" dietro al paraurti. In compenso, una nota di merito per la griglia della calandra, veramente molto fine.


Un consiglio per gli amanti del fai-da-te: annerite le parti segnate in fotografia, poste sopra il listello della calandra... nella vettura vera erano passanti, qui sono rimaste cromate e cambiano leggermente la fisionomia del muso. Una volta annerite, la 130 sarà perfetta.



E veniamo agli interni... molti hanno criticato la tinta scelta per questo modello, ma in realtà il rosso aragosta, in quegli anni, era molto in voga: dai ciclomotori agli elettrodomestici ai televisori, era un colore molto molto di moda. E la Fiat non poteva certo farne a meno! Nel modello gli interni sembrano in pelle, ma è una questione di verniciatura: in realtà, i sedili arancioni erano in velluto.

Ed era anche un velluto estremamente pregiato e robusto, preso nientemeno che dal catalogo delle Ferrovie dello Stato. Laudoracing ha scelto quindi un ottimo contrasto, perfettamente in linea con i gusti del tempo. Notiamo inoltre che ha fatto un buon lavoro, riproducendo le finiture in legno "rosso"ed anche il particolarissimo volante tipico della coupé, già ai tempi giudicato di forma assolutamente inadatta alla classe della vettura. Ed in effetti, anche a distanza di tempo, possiamo senz'altro affermare che non é bello...

 
Il fondino non è niente di speciale, la meccanica è appena abbozzata e c'é solo un po' di argento a dare risalto a qualche particolare. Nel complesso segue la linea degli altri modelli della Laudoracing.

In conclusione: la Fiat 130 Coupè di Laudoracing è un bel modello? Assolutamente sì e sarà senz'altro un must per gli appassionati di Fiat, di auto italiane, di design... Bene ha fatto Laudoracing a riscoprire questa splendida automobile, sperando che un giorno le possa affiancare anche la versione berlina, certo non altrettanto affascinante ma pur sempre un pezzo di storia dell'auto.

La 130 Coupé di Laudoracing di fronte ad uno dei disegni di Paolo Martin

 

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