TAISEIYA

I giovani ne ignorano l’esistenza e non tutti i ‘vecchi’ collezionisti la ricordano.

Al contrario di altre marche giapponesi, come Asahi e Yonezawa, da tempo note per i loro giocattoli di latta, la fonderia Omoriya di Tokyo lanciò il marchio Taiseiya e iniziò a produrre una serie di modellini fin dall’inizio realizzati in pressofusione. Correva l’anno 1961, e l’intento era quello di fare concorrenza ai Corgi Toys dell’epoca e ai primi “Model-Pet” in zamac da poco lanciati dalla Asahi.

La copertina del catalogo

I suoi primi 17 modelli facevano parte della serie “Micro Pet”, e avevano motore a frizione. La loro scala era compresa fra l’1/34 e l’1/52. La presenza quasi esclusiva di automobili giapponesi dimostra che, almeno inizialmente, i Taiseiya erano destinati al mercato interno.

La Hino Contessa 900 berlina di Taiseiya in scala 1:43

La Hino Contessa Sprint, disegnata da Michelotti, in 1:43
La curiosa Datsun 1200 pick up a 4 posti
La Bellel 2000 Deluxe era un marchio della Isuzu
La piccola e graziosa Mazda 360 coupé, in scala leggermente più grande
La Prince Skyline aveva anche il cofano motore apribile
Toyopet (non ancora Toyota) Corona Station Wagon

La successiva serie “Cherryca Phenix”, prodotta dal 1962 al 1965 invece comprendeva auto americane ed europee ed infatti ebbe una diffusione più ampia. Arrivò anche in Europa, sia pure in quantitativi molto limitati, tanto da essere oggi molto rari.

Sopra e sotto: due esemplari della Citroën DS cabriolet in colori diversi

Sopra e sotto: due viste della Mercedes-Benz 220 SE. Esistevano molti colori.
Mercedes-Benz 300 SL roadster, in 1:43
La Ford Thunderbird, in scala 1:50 circa
Non poteva mancare la Volkswagen 1200, in scala 1:43

Questa serie aveva una scala più costante attorno all’1/40 e più vicina all’1/50 per le Phoenix americane che essendo al vero più grandi potevano essere ridotte un po’ di più. Nella serie erano comprese diverse auto inedite per l’epoca in questa scala, come ad esempio la Volkswagen Karmann Ghia cabriolet o la Ford Falcon.

Una VW Karmann Ghia cabriolet azzurra con figure e Vespa non Taiseiya
Lo stesso modello in un accattivante verde chiaro metallizzato

Particolarità di molti modelli era la cromatura della carrozzeria che veniva effettuata prima della verniciatura, per la quale si utilizzavano maschere che lasciavano scoperte le parti cromate, dando ai modelli un’idea di perfezione non ottenibile con il tradizionale metodo consistente nel dare una semplice pennellata di vernice argento sulle parti che dovrebbero essere cromate.

La Buick Electra 1960, in scala 1:50 circa
Pure vicina all'1:50 questa Dodge Polara a 4 porte.
La Ford Falcon, in scala 1:45 circa

Lo stesso modello nella versione con motore a frizione

Comprendendo le riedizioni con decals da corsa si contano in tutto 75 modelli: una dozzina di essi fu presentata anche in edizione dorata. Non essendo comuni ne presentiamo una selezione.

Mitsubishi 1000 in versione Rally
L'elegante coupé Prince Sprint

Due modelli apparsi nel 1963 (Buick Electra e Ford Falcon) furono disponibili anche con un sistema a pila che permetteva di illuminare i fari anteriori, i fanalini posteriori e gli interni.

La serie Taiseiya comprendeva anche due auto antiche, apparse solo nella edizione dorata: la prima Chevrolet (1912) e la prima Datsun (1932). Quest’ultima in scala piuttosto grande fu poi ripresa dalla Yonezawa, che rilevò parte degli stampi, molti dei quali passarono direttamente nella serie “Diapet”.

La Chevrolet 1911, rifinitura simil-peltro, scala 1:36 circa
L'ultimo modello della Taiseiya: Isuzu Bellet coupé del 1965




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