GIOCHI D’INFANZIA
C’era un tempo fatto di quaderni neri col dorso rosso, pennini e inchiostro in
boccette: con quali giocattoli si divertiva allora la maggior parte dei bambini?
A parte quelli che vengono classificati come giochi immateriali, sul tipo
di “nascondino”, “mosca cieca”, il “campanone” e via discorrendo, uno dei
giochi più diffusi perché veramente alla portata di tutti erano le biglie di
vetro. Con esse si facevano circuiti, corse, partite e anche una specie di gioco delle bocce,
in piccolo.
Qualche fortunato poteva giocare con piccole auto di latta. Giocattoli che
vanno sotto il nome di “penny toys” all’inglese, ricordo di un’era in
cui anche una piccola moneta da un penny aveva sufficiente potere d’acquisto
per poter comprare un piccolo gioco.
Un esempio poteva essere la torpedo di Marchesini, lunga una decina di
centimetri e priva di qualsivoglia motorino a molla, che sarebbe costato
troppo. La Ingap mise in vendita qualcosa di ancor più economico. Si trattava
di auto (e un tram) realizzati in lamierino litografato tranciato e piegato,
dove le ruote erano solo disegnate.
Tuttavia stavano in piedi da sole e non erano sottili come certi soldatini
di latta o di cartone che erano disegnati su una sola parte.
Negli anni Trenta poi ci fu la mania dello jo-jo, semplice giocattolo di
legno con una funicella col quale i ragazzi potevano sfoggiare una certa
abilità.
Nel dopoguerra i giocattoli da pochi soldi erano davvero una necessità,
perché l’impegno era posto soprattutto nella ricostruzione.
Andavano di moda ancora le “macchinine” di latta, le costruzioni di legno, e arrivavano i primi giocattoli di celluloide e di plastica.
Per attirare
clienti molte industrie si ingegnavano con raccolte di punti-premio
raccogliendo i quali era possibile ricevere dei giocattoli per i bambini.
Famoso è il sodalizio di Galbani con la torinese Mercury per i modellini d’auto.
L’Invernizzi poi insieme al formaggino “Milione” dava certe strane auto fatte
con due pezzi di plastica che inglobavano una pesante sfera metallica. Il peso
e la scorrevolezza della sfera permettevano lanci degni e forse perfino
migliori di quelli fatti con le piste Hot Wheels circa 20 anni dopo. La Elah
invece brevettò un sistema di costruzioni fatte con bacchette e raccordi di
plastica. Le bacchette erano le stesse dei suoi lecca-lecca, che tutti
chiamavamo Lek-Elah, ma bustine coi raccordi e altre bacchette si potevano
trovare per poche lire nelle latterie, un tipo di negozio oggi del tutto
scomparso.
I micro modelli Mercury erano abbastanza a buon prezzo e con il costo di un modello in scala grande (solitamente sulle 230-250 lire) si potevano comprare 4 o 5 modelli piccoli. O qualche piccolo aereo, sempre di produzione Mercury.
In alternativa si compravano le buste sorpresa sperando che dentro ci
fosse qualcosa di carino per giocare. Garantite, per i ragazzini, erano le
bustine-sorpresa del Dolcificio Lombardo Milano di Perfetti, perché ognuna
conteneva una macchinina di plastica in scala 1:87 circa (curiosamente erano dichiarate in scala 1:77) e una lastrina di chewing-gum. Costavano
20 lire e permettevano di mettere insieme una discreta collezione, comprese
auto da corsa e sport. Furono prodotte fra il 1958 e il 1965, dopodiché furono
vendute ancora per parecchi anni in blister che si trovavano nei bazar.
Per 20 lire caduna si potevano acquistare le auto di plastica verniciata
della Ingap, ma non erano bellissime. Molto meglio gli aerei, solo che il
cartone completo di aerei civili e militari costava parecchio per le piccole
tasche dei bambini di allora.
Tipiche del periodo erano anche le nuove biglie di plastica con dentro il
volto di un famoso ciclista dell’epoca. E le pistole ad acqua. Ve n’erano
perfino con il fischietto incorporato.
Molto economici erano certi bambolotti prodotti dalla Ledra, ma anche la
Superga, più nota per le sue scarpe da ginnastica, produceva pupazzetti di
gomma.
Ricordiamo infine un gioco rimasto sulla cresta dell’onda tantissimi anni.
La plastilina colorata dell’Adica-Pongo, che permetteva di dare sfogo alla
creatività innata dei bambini, creando giochi, sculture e mix improbabili di
colori che una volta mescolati assieme non si potevano più rimediare!
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