Una Mehari non fa primavera: la Solido in scala 1:18
Vero che stiamo
attraversando un inverno mite, ma per usare una Mehari è meglio attendere la
primavera. Si tratta infatti di una delle vetture più “ariose” di tutti i tempi
e la prima Citroën con carrozzeria interamente in plastica.
L’idea venne a un personaggio
dal lunghissimo nome Roland Paulze d’Ivoy de la Poype. Pluridecorato aviatore
della II Guerra Mondiale, nel dopoguerra ebbe la felice idea di puntare su un
nuovo materiale: la plastica.
La Citroën si forniva da
lui per parti della DS, plancia e capote compresa, e lui si riforniva da
Citroën per il suo parco di furgoni 2CV e ‘H’. Un giorno un furgoncino ebbe un
incidente e, ribaltandosi, andò completamente distrutto, ad eccezione del
telaio. A lui venne in mente di recuperarlo e costruirvi sopra una carrozzeria
di plastica, più precisamente il resistente ABS. La sottopose direttamente a
Pierre Bercot, presidente e direttore generale di Citroën il quale si dimostrò fortemente interessato.
Le
prime vetture furono assemblate dall’azienda di De la Poype e otto furono
scelte per la presentazione sui campi da golf di Deauville il 16 maggio 1968.
Per le
auto di serie fu scelta la meccanica della Dyane di 602cc con 29,6 CV che erano
adatti a muovere una vettura di appena 475 Kg fino a 110 Km/h con le coperture
montate e circa 95 se decapottata.
I primi
esemplari avevano le luci di direzione sotto i fari, poi vennero spostate ai
lati. Nel 1978 il frontale fu oggetto di un profondo restyling, dando origine a
una sorta di 2ª serie. Nel 1987 è uscita di produzione, con quasi 150.000 unità
all’attivo di cui oltre 15.000 fornite a vari corpi delle Forze Armate.
La miniatura Solido riproduce una Mehari di serie del modello prodotto a partire dal 1969, ed è realizzata in scala 1:18.
Si
presenta in versione “giardiniera”, con la sola capote senza pannelli laterali,
e ha in dote le due portiere apribili e lo sterzo. Non è dotata di sospensioni
e ha un assetto che appare un po’ troppo picchiato. Vero è che il peso della vettura
gravava quasi interamente sull’avantreno, ma lo spazio fra le ruote anteriori e
i passaruota sembra troppo ristretto rispetto al vero. In compenso le ruote
sono ben fatte, coi cerchi del giusto colore e con la scolpitura tipica degli pneumatici
Michelin che equipaggiavano la Mehari. Gli interni sono estremamente ben fatti
e così pure il minuscolo cruscotto davanti al conducente.
Ben
fatta la fanaleria, sia anteriore che posteriore, e anche il telaio riporta le
principali caratteristiche di quello vero, sia pure con i quattro cilindretti
che servono ad avvitare il modello sulla basetta di plastica, che risultano piuttosto
evidenti in quanto colorati nella stessa tinta del corpo vettura.
La
Solido ha realizzato anche una Mehari in scala 1:43, però si tratta di una
vettura della seconda serie nella versione speciale “Plage” che si distingueva soprattutto
per la capote e i rivestimenti (anche della ruota di scorta) in tinta con la carrozzeria anziché di colore nero.
Ricordiamo che la Norev miniaturizzò la Mehari poco dopo la sua presentazione, con un eccellente (per i tempi) modellino in plastica (come al vero) che, tuttavia, con gli anni tende a deformarsi un po’.
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