TECNOMODEL MYTHOS 1/18


Da tempo Tecnomodel, la dinamica factory di Opera, ci ha abituato ad una gamma di automodelli prodotti sempre all'insegna della qualità e, soprattutto, dell'originalità dei soggetti: e anche questa volta non hanno fatto eccezione. Difatti, le recenti proposte della serie Mythos, in scala 1/18, sono piuttosto interessanti. Come sempre, i modelli sono in resina con parti in metallo e in fotoincisione e come sempre si distinguono per la verniciatura eccezionale e per il loro aspetto gradevolmente artigianale. Ma ora, passiamo ai modelli.

 

Iniziamo con una monoposto: la Ferrari 375 F1 Indy del 1952, qui presentata nella particolare livrea "Kennedy Tank Special" che gareggiò alla 500 Miglia di Indianapolis con il pilota Johnny Mauro; o meglio, che tentò di gareggiare, visto che non riuscì a qualificarsi per la gara. Cosa che invece riuscì alla vettura gemella pilotata da Ascari per la Scuderia Ferrari: purtroppo, anche per l'asso italiano la gara si concluse al 40° giro per la rottura di un mozzo della ruota.

La linea, tipica delle vetture monoposto a motore anteriore, è ben riprodotta

Belle le ruote a raggi, con gallettone centrale

 

Rispetto alla 375 di Formula 1, la versione Indy aveva ruote più grandi, passo maggiorato e telaio irrobustito, per poter sopportare le maggiori sollecitazioni dovute al "catino" di Indianapolis. Anche il motore era stato modificato e raggiungeva i 400 CV con tre carburatori quadruplo corpo, che respiravano grazie ad una presa d'aria maggiorata sul cofano. Purtroppo la 375, nonostante la meccanica molto più raffinata rispetto alle monoposto americane, non riuscì mai ad eccellere. Corse ancora nel 1954 e poi nel 1956, ma non riuscì mai ad ottenere risultati.

La vista frontale ci consente di vedere i leveraggi delle sospensioni anteriori

Piuttosto dettagliato l'abitacolo, rigorosamente in alluminio non verniciato

 

La 375 Indy in una foto d'epoca

Il secondo modello è ancora una Ferrari: la berlinetta 166S carrozzata Allemano, che corse la Mille Miglia del 1949 con l'equipaggio Bianchetti/Sala, in un elegante colore argento.

 

Questa vettura, telaio #003, nacque rossa e vinse la Mille Miglia del 1948 con Clemente Biondetti al volante e Giuseppe Navone come copilota. Venne poi ceduta a Gianpiero Bianchetti, che la utilizzò in diverse cronoscalate prima di riverniciarla, nel 1949, in grigio metallizzato, in seguito ad un incidente; con questo aspetto corse prima il Giro di Sicilia, senza finirlo e poi la Mille Miglia, anche qui ritirandosi per un guasto. Corse ancora, prima di venire incidentata, ridipinta in rosso scuro e ricarrozzata da Colli. Ceduta prima a Musso e poi a Pizzagalli, venne incidentata nuovamente e a questo punto, purtroppo, fu demolita.

Molto elegante la linea, che ricorda vagamente la Mercedes 300SL

Curiosa la mancanza delle luci posteriori, che avrebbero dovuto essere contenute nel portatarga

La 166S aveva un motore V12 da 2 litri, con 140 CV. Agile e leggera, fu una delle vetture più vincenti della sua epoca, aggiudicandosi, nel 1949 la Mille Miglia (Biondetti/Salani), la 24 Ore di LeMans (Chinetti/Thompson),  la Targa Florio (Biondetti/Troubetzkoy) e la 24 Ore di Spa (Chinetti/Lucas). 

Veramente pregevole la calandra, realizzata con sottili barrette in fotoincisione

Gli interni sono ben dettagliati, anche se purtroppo poco visibili in fotografia...

La 166#003 in azione alla Mille Miglia

Il terzo modello è ancora una vettura da competizione, ma molto più recente: è la Sauber C8 gruppo C che tentò di gareggiare alla 24 Ore di Le Mans del 1985, con l'equipaggio Quester/Nielsen/Welti. Diciamo "tentò" perché la vettura, dopo essersi qualificata 17ª (ottimo risultato per una debuttante), subì un incidente durante le prove che non le consentì di presentarsi al via. E questo modello, come gli altri due che abbiamo presentato sopra, denota la lodevole propensione di Tecnomodel a dedicarsi a vetture "non vincenti", spesso completamente ignorate dai vari produttori.

Questa Sauber C8, sia pur sfortunata, é comunque una vettura estremamente importante: infatti, è stata la prima ad essere dotata del potente motore V8 sovralimentato Mercedes, dando inizio ad un lungo sodalizio tra le due Case. La C8 derivava dalla precedente C7, ma aveva subito importanti modifiche al telaio, in modo da poter ospitare il motore Mercedes al posto del precedente e più piccolo V6 di produzione BMW.


La linea è quella tipica dei prototipi classe C degli anni '80

La coda, alta e sfuggente, è dominata dal grande elettone regolabile, e lascia vedere un po' di meccanica

La C8 non ottenne grossi risultati in gara, ma fu un ottimo laboratorio, che consenti poi al binomio Sauber/Mercedes di generare la C9, che fu una vera e propria mattatrice del campionato prototipi, stracciando anche la fortissima Porsche. Ma questa è un'altra storia...


Gli interni sono praticamente invisibili, ma si possono notare le cinture di sicurezza in tessuto

Molto particolare la livrea della vettura  

Ecco la C8 a Le Mans in una foto dell'epoca

Per finire, di nuovo una Ferrari, ma questa volta stradale. E' una strana macchina, dalla linea particolare; non è mai entrata in produzione, ma è stata il prototipo di una delle ferrari più famose, la 365 GTB/4 "Daytona".

Dopo il lancio da parte di Lamborghini della Miura a motore centrale, la Ferrari 275 GTB invecchiò di colpo. La Ferrari rispose con la 275 GTB/4 a doppio albero a camme in testa, ma il divario era comunque enorme. Pininfarina,  per mano di Leonardo Fioravanti, iniziò lo studio della nuova Ferrari alla fine del 1966, con linee fedeli alla tradizione Ferrari: motore anteriore e proporzioni classiche simili a quella della 275 GTB. Il primo prototipo della futura Daytona (nome non ufficiale, ma universalmente riconosciuto, che ricordava la celebre tripletta della P4 sul circuito americano), fu costruito alla fine del 1967 sul telaio 275 GTB/4 n. 10287 da Scaglietti. E questa è la vettura qui riprodotta!


La linea è un curioso "ibrido" tra la vecchia 275 e una vettura completamente nuova

La coda, a parte le cerniere esterne del baule, <è praticamente definitiva
 
La linea non era proprio armoniosa, poiché la parte posteriore aveva un aspetto decisamente più moderno di quella anteriore. Il motore era un 4,4 litri con testa a tre valvole, chiamato tipo 243, era un pezzo unico prodotto per il telaio #10287. 

La vettura vera era (ed è tuttora) rossa, ma Tecnomodel ama giocare con i colori...

Un po' troppo evidenti i perni di fissaggio alla base, soprattutto in coda
 

Tecnomodel ha riprodotto questa vettura in tre diversi colori, a partire dal rosso originale che la vettura vera veste ancora. Il giallo é plausibile, perché molti prototipi Ferrari erano verniciati in giallo, colore della città di Modena. Il terzo colore, verde metallizzato ci da un'idea di come avrebbe potuto essere questa macchina, se prodotta in serie. Anche se le cose sono andate diversamente.

Gli interni sono quasi definitivi

L'auto vera, così come si presenta oggi

Scaglietti ha carrozzato anche una vettura gemella, di colore grigio metallizzato, costruita su telaio 275 GTB #11001 La linea era simile,  ma le coperture dei fari erano piatte e il motore era quello della GTB/4 standard.  Tecnomodel ha giustamente riprodotto anche questa versione (solo in grigio!), che, come la #10287 è arrivata ai giorni nostri. 
Come al solito, questi modelli sono a tiratura estremamente limitata, quindi affrettatevi, se siete interessati. Oppure aspettate, come noi, le prossime realizzazioni di Tecnomodel: sicuramente non vi deluderanno!

https://www.tecnomodelcar.com/


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