PICCOLI CAPOLAVORI: la Jaguar E-Type della Tekno in 1:43
Nel 1960 cominciava la transizione da “macchinine” a “modellini”. Iniziata con un cofano motore apribile sulla Aston Martin DB4 della Corgi Toys, seguita dalle porte apribili della Lancia Flaminia coupé della Solido, occorre ricordare che il primo vero modellino nel senso moderno della parola è stato italiano: la Fiat 2300S coupé della Mercury nel 1962. Tuttavia nell’immaginario collettivo il primo vero modello da collezionisti in scala 1:43 fu la Jaguar E-Type della Tekno danese, nel 1963.
I problemi di produzione e soprattutto di distribuzione che aveva la Mercury a quei tempi non le permisero di avere il successo a livello planetario che ebbe invece la Jaguar “E” della Tekno, che – nonostante il prezzo molto più alto – poteva contare su una buona rete di distribuzione (Africa compresa) e sulla scelta di una vettura sportiva che aveva colpito all’istante tutti gli appassionati d’auto del mondo.
In 1960 the transition from "toy cars" to "models"
began. Started with an opening engine hood on the Aston Martin DB4 of Corgi
Toys, followed by the opening doors of the Lancia Flaminia coupé of the Solido,
it must be remembered that the first real model in the modern sense of the word
was Italian: the Fiat 2300S coupé by Mercury in 1962. However, in the
collective imagination the first real collector's model to 1:43 scale was the Jaguar E-Type
by Danish Tekno, in 1963. The problems of production and of distribution above
all, that plagued Mercury at that time did not allow it to have the success on
a global level that had instead the Jaguar "E" of Tekno, which –
despite the much higher price – could count on a good distribution network
(including Africa) and on the choice of a sports car that had instantly struck
all car enthusiasts in the world.
La Jaguar della
Tekno costava in Italia la bellezza di 1650 lire, contro le 1500 della Fiat
2300S della Mercury, e, come annunciava la scatolina, era un modello a 10
stelle:
- - Cofano motore apribile
- - Riproduzione del motore e del telaio
- - Ruote gommate con cerchioni a raggi
- - Sterzo e sospensioni
- - Porte apribili su licenza Solido
- - Riproduzione dei finestrini laterali
- - Riproduzione dei pannelli porta
- - Riproduzione esatta degli interni
- - Cofano posteriore apribile
- - Ruota di scorta completa
Tutto quello che
dunque poteva piacere ai bambini ma anche a un pubblico adulto amante delle
riproduzioni di pregio.
Il capolavoro era lo
sterzo brevettato dalla Tekno, che si attivava premendo il lato opposto a
quello in cui si voleva sterzare il modello. Il quale assumeva una posizione
molto simile a quelle delle auto vere nelle quali il rollio in curva le faceva
inclinare dal lato opposto a quello di sterzata. Ben diverso dallo sterzo
offerto da altri produttori in cui si premeva il modello dalla parte in cui si
voleva sterzare, ottenendo una posizione innaturale.
Se vogliamo trovare
dei difetti a questa miniatura, occorre andarli proprio a cercare. Forse i
fanali anteriori, ricoperti dalla calotta di plastica sono un po’ piccoli, e la
riproduzione della meccanica sul telaio è poco profonda, ma si tratta di
quisquilie, perché comunque è presente e completa. Il motore è un unico pezzo
di zamac e negli anni seguenti si vedranno miglioramenti su altri modelli dove
qualche produttore arrivò a inserire un pezzo di plastica a simulare i fili
delle candele. Ma per il 1963 non possiamo certo lamentarci.
Nel 1960 la Tekno
era passata al Gruppo Kirk, che era un’impresa telefonica. L’avvio del lavoro
sulla Jaguar “E” avvenne proprio nello stabilimento di telefonia Kirk,
mantenendo l’originale marchio Tekno. Attorno al 1966 nacquero alcuni modelli
che vennero fin da subito marchiati Kirk. Alcuni dei vecchi, come la Jaguar “E”
furono modificati nel telaio, per accogliere la nuova denominazione.
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