60 anni Citroën Ami 6
Genesi piuttosto tormentata quella della Ami 6, che Flaminio Bertoni avrebbe immaginato con il portellone posteriore con 10 anni di anticipo sui primi che si sarebbero visti su un’automobile. Nel 1955, però, il presidente della Citroën Pierre Bercot aveva bocciato l’idea perché non voleva che i clienti avessero la sensazione di guidare un mezzo commerciale. La Ami 6 nasceva dall’esigenza di colmare il “buco” esistente fra la piccola 2CV e la DS. Nel 1956, con la fusione di Panhard e Citroën questo gap fra i due modelli fu occupato dalla PL17 e la Ami 6 fu riposizionata un gradino più in basso.
Nel frattempo Bertoni aveva risolto l’accesso al bagagliaio adottando un
lunotto invertito: ciò consentiva il disegno di una vettura a tre volumi con
ampio bagagliaio senza sacrificare la posizione della testa degli occupanti del
sedile posteriore.
Incontestabile il confort offerto dai comodi sedili adottati sulla Ami 6
Rather tormented genesis that of the Ami 6, which Flaminio Bertoni would have imagined with a rear tailgate almost 10 years ahead of the first ones that would have been seen on a car. In 1955, however, Citroën president Pierre Bercot rejected the idea because he did not want customers to feel like driving a commercial vehicle. The Ami 6 was born from the need to fill the "hole" between the small 2CV and the DS. In 1956, with the merger of Panhard and Citroën this gap between the two models was occupied by the PL17 and the Ami 6 was repositioned a step lower. In the meantime Bertoni had solved the access to the trunk by adopting an inverted rear window: this allowed the design of a three-volume car with a large trunk without affecting the head position of the occupants of the rear seat.
Sul frontale spiovente Bertoni aveva pensato a doppi fari carenati, ma in ultimo si scelse una soluzione più tradizionale con fari ovali su parafanghi rialzati e solo il cofano motore spiovente, a vantaggio di una buona visibilità anteriore. Linee curve, scalfature e rilievi sulla lamiera e linee dritte resero l’estetica dell’Ami 6 del tutto particolare. Nonostante la mano del nostro connazionale, già apprezzato per la Traction Avant e la DS, la nostra rivista Quattroruote nella sua prova su strada del 1964, censurò l’estetica con le parole “tormentata e sgradevole”, apprezzando però a pieni voti altre qualità come la tenuta di strada e il consumo contenuto in tutte le situazioni. La critica alla qualità delle finiture era dovuta soprattutto all’elevato prezzo in Italia. Citroën aveva già rimediato in parte con il lancio della versione Confort, più rifinita e accessoriata.
Il motore di 602cc aveva 21,5 CV al momento del lancio ma già nel 1963 fu portato a 25 CV. Nel 1964 fu presentata la versione break, ovvero giardinetta, la cui estetica ritornava al concetto originale di Bertoni, cioè con il portellone posteriore. I doppi fari fecero dapprima la comparsa sulla Ami 6 break Club del 1967 per smaltire scorte di fari destinati alle versioni USA, dove la vettura non ebbe successo. Quindi nel 1968 furono adottati anche dalla berlina. Nel marzo 1969 la Ami 6 fu sostituita dalla nuova Ami 8, con carrozzeria semplificata nei dettagli e resa più armoniosa. In 8 anni la Ami 6 superò il milione di esemplari costruiti, di cui 555.000 in versione break.
La maggior parte dei modelli della Ami 6 è di produzione francese, se si eccettua qualche modello spagnolo, e si contano anche alcuni modelli di latta dovuti a Joustra e a un piccolo produttore, anch’esso francese, Banier, che sembra aver realizzato solo questo modello, in scala 1:20 circa.
Notevole la produzione di modellini da parte della francese Norev, anche per la sua longevità rispetto ad altri produttori nazionali. Ci sono riproduzioni in plastica di vario genere, di metallo, in scala H0 e non ultima una spettacolare Ami 6 in scala 1:18, con aperture.
Curioso il caso della Dinky Toys francese. Quando la sua miniatura uscì aveva i cofani anteriore e posteriore apribili (quest'ultimo senza neanche una molletta per restare aperto). Guardando nel cofano anteriore si vedeva la ruota di scorta (di vera gomma inserita in una sporgenza che simulava il cerchione), ma nessun accenno di meccanica. Probabilmente qualcuno ebbe a protestare e il fondo del cofano venne rimodellato, con tutta la meccanica, la batteria e il perno dove andava fissata la ruota di scorta, ma senza quest'ultima.
Soltanto negli ultimi anni la vettura è stata oggetto di nuove riproduzioni
dovute in particolare a marchi di grosso calibro come Herpa (per la scala
1:87), Ixo e Minichamps, oltre alla BoS per una stupenda Ami 6 break di resina
in scala 1:18.
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