OttoMobile 1/18 - Alfa Romeo 145 Quadrifoglio Verde




Chi l'ha (più) vista?

L'Alfa Romeo 145 avrebbe dovuto, nelle intenzioni dei dirigenti Fiat, rilanciare la Casa del Portello andando a sostituire la valida ma ormai obsoleta Alfa Romeo 33. Presentata nel 1994, in piena era Cantarella, la nuova vettura per un anno affiancò, senza sostituirla, la 33: fu solo l'anno successivo, con l'uscita della 146 (con carrozzeria 5 porte 2 volumi e mezzo) che la 33 andò in pensione. La 145 e la "sorella" 146 non rilanciarono un bel nulla ma comunque riscossero un discreto successo, in particolare la 145, più grintosa e dal design più personale, opera non dello studio I.D.E.A., che all'epoca "imperversava" nel gruppo Fiat (Tipo, Tempra, Delta, Dedra, Kappa e altri disastri) ma del giovane americano Chris Bangle. Questi diede alla vettura una bella (e controversa) linea a due volumi, con coda quasi in stile quasi "shooting brake",  ampie superfici vetrate e muso spiovente, che riprendeva alcuni stilemi visti su altre Alfa (la 164 in primis) e ne creava di nuovi. 

The Alfa Romeo 145 was supposed, in the intentions of the Fiat managers, to relaunch the Casa del Portello by replacing the valid but now obsolete Alfa Romeo 33. Presented in 1994, Cantarella was in full swing, the new car joined for a year, without replacing it , the 33: it was only the following year, with the release of the 146 (with 5-door 2 and a half volume bodywork) that the 33 retired. The 145 and the "sister" 146 did not relaunch anything but nevertheless met with some success, in particular the 145, more gritty and with a more personal design, the work not of the IDEA studio, which at the time was "raging" in the Fiat group ( Type, Tempra, Delta, Dedra, Kappa and other disasters) but by the young American Chris Bangle. The latter gave the car a beautiful (and controversial) two-volume line, with an almost "shooting brake" style tail, large glass surfaces and a sloping nose, which took up some stylistic features seen on other Alfa's (the 164 in primis) and created of new ones.

Piuttosto alta, ma con allure e assetto sportiveggianti (le sospensioni erano a 4 ruote indipendenti tipo MacPherson all'anteriore e a bracci tirati al posteriore connessi da barra stabilizzatrice), la prima serie si fregiava di montare i famosi motori Boxer Alfa Romeo, ma i risultati non furono eclatanti. In realtà, il pianale derivato da quello della Tipo non era adatto ai boxer, essendo stato studiato per motori trasversali: il risultato era una tendenza al surriscaldamento del motore, unito a consumi non proprio contenuti. Il problema fu risolto a partire dal 1999, quando furono adottati i motori Twin Spark "Pratola Serra" più adatti al telaio e con consumi inferiori. il motore 2000 TS da 150 CV andò ad equipaggiare la versione di punta, proprio quella "Quadrifoglio Verde" che OttoMobile ha riprodotto.

 
E, francamente, l'ha riprodotta molto bene. La linea è azzeccatissima, le superfici vetrate sono"pulite" e ben fatte, la verniciatura è brillante e ben stesa, l'assemblaggio è accurato. Un appunto, o meglio, un consiglio per OttoMobile: per favore, fornite l'antenna a parte, in modo che l'acquirente possa posizionarla autonomamente sul modello. Perché quel pezzo di carta in cui viene avvolto, piuttosto rigido, nonostante il "buco" ad hoc non riesce a garantire la perfetta incolumità dell'antenna. Difatti si è piegata, ed abbiamo dovuto raddrizzarla in qualche modo, con scarso successo. 
 
Alcuni bozzetti per la definizione della linea della 145

 
La vista laterale mette in risalto l'estro di Chris Bangle, che ha creato una linea molto personale, che in molti casi è stata completamente rifiutata, ed in altri è stata accettata in maniera immediata ed incondizionata. Come le vere Alfa del passato, direbbero alcuni, dalla Giulia all'Alfetta alla Giulietta, la cui estetica ha avuto bisogno di una certa "assuefazione" per essere capita dal pubblico. Notare la perfetta riproduzione dei cerchioni esclusivi per questa versione, e il piccolo quadrifoglio piazzato sulla minigonna. Anche l'altezza da terra e l'assetto leggermente "picchiato" in avanti sono perfetti.

Molto bella la fanaleria, sia anteriore che posteriore. Solo i fendinebbia sembrano un po' poveri, anche se molto brillanti.Una cosa che ci ha particolarmente colpito sul modello, è l'aspetto dei fascioni paracolpi: la parte nera è  molto realistica, ed ha una leggera granulosità che riproduce perfettamente l'aspetto del pezzo originale: veramente un ottimo lavoro. 


Gli interni sono accurati, belli i sedili con la riproduzione della stoffa siglata Alfa Romeo (una decal un po' meno lucida sarebbe stata l'ideale) e bello il cruscotto con una buona riproduzione della strumentazione e dei vari comandi, completi di simboli tampografati. Peccato per "l'abitudine" di OttoMobile di non applicare moquette sul pavimento e di ignorare le cinture di sicurezza. Ci sono gli attacchi tra i sedili, perché non mettere le cinture? Anche stampate in plastica, non le pretendiamo in vero tessuto... 

OttoMobile ci stupisce molto spesso con la scelta dei suoi soggetti, e anche questa volta, a dire il vero, ci è riuscita. La 145 è stata pressoché ignorata, anche all'epoca, dai costruttori di modellini (solo Pego ed Alezan si erano cimentati, in 1/43) nonostante il buon successo di vendite. Rivederla adesso, in scala 1/18, quando ormai è quasi del tutto scomparsa dalle nostre strade, è un piacere e una sorpresa. Sicuramente tutti i collezionisti "alfisti" le riserveranno un posto nelle loro vetrine. Ben fatto, OttoMobile!

Una foto ufficiale della 145 Quadrifoglio Verde


 

Commenti