Solido 1/18 - Ubi maior...

...minor cessat, dicevano i latini. Ovvero, ove compare chi ha più importanza, chi ne ha meno cessa di averne. Lo confesso, questa recensione avrebbe dovuto avere come soggetto una delle nuove proposte di Solido in 1/18, la Renault 17 TS Coupè, arrivata fresca fresca nei negozi e tutto sommato piuttosto interessante, perché come al solito si tratta di una vettura che, sia pur abbastanza diffusa ai suoi tempi (soprattutto in Francia), è stata pressoché dimenticata sia dal pubblico che dai produttori di automodelli; e quindi avrebbe meritato un esame tutto suo. Ma poi, le cose sono andate un po' diversamente...

In ogni caso, ecco qua la R17, simpatico coupé di media cilindrata, prodotto dalla Renault dal 1971 al 1976, anno in cui fu sottoposto a un restilyng che ne modificò in parte la linea. In Italia, la 17 fu venduta come 177, per motivi scaramantici: ma numero (e jella) a parte, il modello italiano non differiva in alcun modo da quello francese. Il motore era un 1565cc a quattro cilindri, capace di 90 CV: notare che Solido ha voluto riprodurre la TL, versione "base" della 17, e non la versione top di gamma, la TS da 108 cv.


Il modello si presenta come al solito molto bene, il colore verde brillante metallizzato è tipico degli anni 70, la vernice è uniforme e ben stesa, come ormai Solido ci ha abituato. Molto realistica la fanaleria anteriore, con i quattro fari tondi veramente brillanti e ben fatti. Simpatico il particolare dell'adesivo sul lunotto, "Les Routiers sont sympa" di radio RTL, presente probabilmente sulla vettura vera usata come modello da Solido e fedelmente riprodotto!

Come tutte le Solido attuali, la nostra R17 consente l'accesso agli interni: le porte si aprono su cardini realistici e sono presenti i vetri laterali. Numerosi i particolari applicati, dallo specchietto al tappo del serbatoio, alle griglie laterali.

Gli interni, anche se semplificati, sono ben riprodotti, anche se ovviamente mancano la moquette e le cinture di sicurezza. Il caratteristico volante è molto fine, e la particolare strumentazione è ben replicata. Peccato per l'eccessiva lucentezza delle plastiche, che rende i sedili e i pannelli delle porte meno realistici.

Insomma, un modello dal costo ragionevole ma di buon livello, interessante per i collezionisti eccetera eccetera. L'avete vista bene? Vi piace? Ok, passiamo oltre. Il minor l'abbiamo visto, ora occupiamoci del Maior...

Eccola, la Ford Shelby Mustang G.T. 500 1967! Lo sappiamo, non è una novità, ma soltanto una variante di colore. Ma come avremmo potuto ignorare questa sfacciata muscle car, splendida nella sua livrea Nightmist Blue con le inconfondibili Le Mans Stripes bianche? Rispetto al modello di origine, già visto in rosso con strisce bianche o in bianco con strisce blu,  le bellissime ruote American Racing (non previste di serie sulla Mustang vera, ma spessso montate dai proprietari) aggiungono un tocco di classe.

Non si tratta certo di una vettura mai riprodotta, ma bisogna anche dire che in scala 1/18 si possono trovare solo modelli ben più cari e/o fuori produzione (Autoart, Lane/Exact Detail//Acme) o di bassa qualità (Ertl, AutoWorld).


 
La linea è riprodotta veramente bene sotto ogni punto di vista. Le ruote anteriori hanno persino un leggero camber negativo, che sull'auto vera si manifestava per il notevole peso del motore V8 da 427 pollici (7013 cc) ed i suoi 355 cv. Bene anche per le fessure intorno alle portiere, non troppo evidenti.
La fanaleria anteriore è di buon livello, così come quella posteriore, con i due lunghi fanali della Mercury Cougar a caratterizzare la coda. Sono solo un po' troppo visibili i due perni di fissaggio laterali, ma l'insieme è accettabile. 

 
Nel complesso, visto soprattutto il prezzo, la cura del dettaglio è notevole: i cerchi, già bicolori, hanno il coprimozzo argentato; non mancano i loghi Cobra sui cerchi, sulle fiancate,  sulla calandra (che ovviamente non è passante, ma non si nota affatto) e sul cruscotto; le bande bianche, eseguite con decals, sono applicate bene e senza grinze; inoltre, le decals stesse sono abbastanza spesse da non lasciare trasparire il colore sottostante, "difetto" invece presente sulla versione rossa, le cui bande laterali risultavano leggermente rosa. Gli pneumatici, di larghezza e diametro corretti,  riportano la scritta GoodYear tampografata sul lato. Purtroppo, le cornici dei vetri ed i gocciolatioi sono solo argentati e non cromati: nulla di grave, è abbastanza normale per la categoria del modello.
 

 
Gli interni sono in colore chiaro (l'originale "Parchment" in italiano pegamena, pochissimo diffuso sull'auto vera) ed essendo verniciati, hanno un aspetto meno "plasticoso" rispetto a quelli normalmente stampati in plastica nera. Non mancano le infinite cromature delle rifiniture sulle portiere e sui sedili; il volante è molto fine, con una corona molto sottile e l'immancabile logo Shelby al centro; piccolo errore, sulla plancia è presente l'autoradio, ma all'esterno del veicolo non c'è l'antenna radio La strumentazione, a parte i due strumenti principali, è un po' troppo semplificata: i due strumenti ausiliari di fronte alla leva del cambio sono solo dipinti in argento. Dietro i sedili, agganciato al roll-bar, si vede il sistema delle cinture di sicurezza dorsali, soltanto abbozzate: mancano comunque le cinture di sicurezza ventrali e ovviamente la moquette. Comunque, l'insieme non è male. 
 

In conclusione chiedo scusa a Solido, ma lo confesso, la Shelby mi è piaciuta molto di più della R17 (non so se si era capito, ndr). Sono entrambe dei modelli interessanti e molto ben fatti in rapporto al prezzo, ma l'americana ha un qualcosa in più. Se siete fanatici delle auto made in USA, se vi piacciono le sportive esagerate o se semplicemente vi piacciono... le auto a strisce, non perdetevi questa Mustang. Potrete avere in vetrina un pezzo di storia americana senza spendere un capitale. E se vi piace elaborare i modelli, beh, avrete di che divertirvi. Ah, dimenticavo: per chi vuole, c'è anche la R17. Però, la Mustang...




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