160 anni Märklin
L’azienda fu fondata a
Göppingen nel 1856 da Theodor Friedrich Wilhelm Märklin, che si era stabilito
in quella cittadina nel 1840. Si sposò nel 1844 ed ebbe dieci figli, ma solo
due sopravvissero. Nel 1857 cominciò a produrre oggetti per la casa, ma la
moglie morì e lui restò solo a condurre la sua piccola impresa e allevare le
due figlie di 7 e 11 anni.
Nel 1859 si sposò in seconde
nozze con Caroline Hettich e fu grazie ai soldi della famiglia di lei che poté
stabilizzare e ampliare la propria impresa e iniziare, nel periodo di Natale, a
produrre i primi giocattoli, presumibilmente delle cucine per le bambole: da
allora e per 160 anni il nome Märklin è rimasto legato all’industria del
giocattolo.
Replica recente del primo
giocattolo di carattere ferroviario realizzato dalla Märklin
The company
was founded in Göppingen in 1856 by Theodor Friedrich Wilhelm Märklin, who had
settled in the town in 1840. He married in 1844 and had ten children, but
two only survived. In 1857 he began to produce objects for the
home, but his wife died and he was left alone to lead his small business and
raising the two daughters of 7 and 11 years.
Questa locomotiva a molla del
1898 correva sui binari, a differenza di quella illustrata sopra
In 1859 he
married secondly with Caroline Hettich and was thanks to the money of her
family who was able to stabilize and expand its business and get started, over
Christmas time, to produce the first toys, presumably kitchens for dolls: since
and for 160 years the name Märklin remained tied to the toy industry.
Attorno al 1910 la Märklin
aveva in catalogo numerose navi, come questo battello a pale
Sopra e sotto due immagini di
una stupenda caserma dei pompieri con mezzi Märklin
Theodor morì di polmonite nel
1866 a soli 44 anni lasciando l’azienda alla moglie Caroline, che si trovò a
condurla con l’aiuto dei figli . Nel 1888 i figli Eugen e Karl, nati dal
secondo matrimonio di Märklin e che avevano allora 26 e 22 anni
rispettivamente, fondarono una nuova azienda denominata Gebrüder Märklin (la
parola Gebrüder significa fratelli, e il marchio risultava spesso abbreviato in
«Gebr.Märklin», come spesso appare sui giocattoli).
Doppio phaeton 1914, con figure
di personaggi della corte imperiale
Era la nascita vera e propria
della Märklin così come la conosciamo oggi. Nella Grabenstrasse di Göppingen si
producevano, praticamente a mano, i giocattoli: a cominciare da stufe a legna
da cucina per bambine. Poi passarono ad altro, comprendendo navi, giostrine e
trenini di grandi dimensioni che venivano semplicemente trainati con un cordino.
Nel 1891 fu acquisita la fabbrica di Ludwig Lutz, che fabbricava deliziosi
giocattoli di vario genere con e senza meccanismi e iniziò la produzione di
trenini a molla che correvano su rotaie e binari in scartamento “1” (45 mm).
Nel 1898 fu presentato il primo trenino elettrico. Il problema era che
funzionava direttamente a corrente domestica (a 110 o 220 Volts) con tutti i
rischi di rimanere fulminati che la cosa comportava. Dopo soli due anni la
tensione fu abbassata a 40 volts tramite un trasformatore, restando tuttavia
ancora pericolosa per i bambini. Per fortuna a quell’epoca le case connesse
alla rete elettrica erano veramente poche. Fu solo nel 1925 che poté cominciare
veramente l’era del treno elettrico: in questo caso la tensione era finalmente
ridotta ai più accettabili e innocui 20 volts. Intanto, fra i giocattoli
d’inizio secolo, comparvero per la prima volta sul catalogo 1900 anche cinque
autovetture di medie dimensioni (da 18 a 23cm), fornite di chauffeur in stucco
dipinto coi vestiti in panno, oggi tutte estremamente rare. Molto
interessante fu una Limousine Cadillac, perché fu tra le prime realizzazioni di
un’auto reale. Nel 1904 uscì la prima pista per automobili giocattolo, ma non
incontrò successo. Nel 1905 e solo per quell’anno anche Märklin produsse una
vettura veramente funzionante a vapore. Un doppio phaeton del 1909, lungo
47 cm, con sedili in vera pelle, che poteva avere i fanali anteriori
illuminabili mediante alimentazione a paraffina! Le ultime autogiocattolo
prodotte dalla Märklin col sistema tradizionale della lamiera pesante (spesso
saldata a mano) e verniciati pure a mano furono costruite alla fine degli anni
’20 e forse ancora nei primissimi anni ’30. Di questo periodo è una grossa
berlina squadrata (sui 40cm) dall’aspetto piuttosto anonimo. A partire dal 1932
Märklin produsse una serie di grandi automobili: limousine, auto da corsa e
aerodinamiche, nonché autocarri e perfino una specie di autoblindo. Questi
mezzi, con un telaio in comune, erano assemblati a mezzo di viti
oppure erano venduti in scatola di montaggio. Le scatole furono ancora
fabbricate dal 1946 al 1953.
Coperchio delle scatole di
montaggio Märklin per auto di grosse dimensioni
La berlina aerodinamica
ricavata da scatola di montaggio
Uno dei veicoli da montare più
belli fu questa tipica autocisterna degli anni Trenta
Locomobile trainata da un
cavallo, 1926, funzionante a vapore
Il famoso locomotore svizzero
del Gottardo, soprannominato “Coccodrillo”
Spettacolare stazione di
Lipsia. I treni (scala ‘0’) e tutti gli accessori sono della Märklin
Curiosa scatola contenete
trottole e dischi colorati da far girare velocemente su perni
Auto piccole di latta venivano
ancora prodotte, ma solitamente utilizzate solo come carico sui vagoni dei
treni. Si conoscono delle berline, delle ambulanze, qualche autocarro (fra cui
una cisterna), almeno un trattore agricolo e un piccolo carro armato con
cingoli di gomma. Nel 1937 tornò a proporre una pista elettrica (a 20V) con un
modello d’auto da corsa lungo 19 cm. La tenuta di strada era assicurata da un
bordo rialzato della pista anziché dal perno centrale che nelle attuali
slot-car scorre in una gola ricavata negli elementi di pista. Quest’ultima
aveva elementi studiati per poter essere montati a una o due corsie.
Autopista elettrica del 1934.
Il modello è lungo 20 cm circa
Vagoni in scala ‘0’ (1:43) con
una o due automobili realizzate in latta
Poco prima della guerra nel
catalogo Märklin comparvero alcuni giocattoli militari di piccole dimensioni
(si va da 10 a 22 centimetri): alcuni utilizzavano delle capsule per simulare
gli spari e alcuni cannoncini sparavano piccoli proiettili. Insieme a
questi modelli vi era una intera serie di camioncini semicingolati lunghi 18,5
cm con differenti allestimenti.
Carro armato leggero della
serie 5521. Si notino i cingoli falsi e le 4 ruote gommate sotto al modello
Cucina da campo militare serie
5521 su carro merci a pianale
Fra gli aerei Märklin non
mancava lo Junkers Ju52. Questo trimotore è stato replicato di recente
All’inizio, nella seconda metà
degli anni Trenta del Novecento, apparve la serie 5521 (accompagnata da
lettere), i cui modelli costituivano, come nel caso dei primi Dinky Toys, una
semplice appendice dei treni, di cui erano complemento e apparivano spesso come
carico su alcuni vagoni. La serie quindi assunse una fisionomia propria, con
riproduzioni di buona qualità di vetture tedesche del tempo, comprese auto da
corsa e militari, oltre a una vettura da record – il Bluebird – che, con l’Alfa
Romeo bimotore da corsa (nr.5521/61) costituivano gli unici veicoli stranieri.
Auto aerodinamica stile Jaray,
in scala 1:43
Bluebird di Donald Campbell, in 1:43
Autogru dei pompieri, in 1:43
Autocisterna 1938, 1:43
Motocicletta con sidecar, scala
1:40 circa
La Mercedes-Benz 770 cosiddetta "di Hitler" in scala 1:43 circa
Curiosi, nella serie militare,
alcuni semicingolati che, anziché possedere i cingoli come in realtà, erano
realizzati con 4 assi gommati posteriori a simulare il particolare sistema dei
mezzi di quel genere costruiti in Germania. Molto rara è anche la cosiddetta
Mercedes del Führer, il modello allora più costoso della serie, illustrato qui
sotto.
Si trattava di riproduzioni di
un certo pregio e – accanto a diverse auto di fantasia – vi erano, oltre ai
modelli prima accennati, miniature vere e proprie, come la Adler 2500 oppure la
Volkswagen (più precisamente allora si chiamava KdF-Wagen). Mano a mano che si
avvicinava la Guerra venne impiegato uno zamac sempre più scadente, tanto che
molti modelli sono afflitti dal metal-fatigue e
si disintegrano da soli. Durante la Guerra alcuni modelli, come la KdF
continuarono a essere prodotti, ma a guerra terminata la produzione di auto e
autocarri in miniatura non fu ripresa.
Adler 2500 berlina
Alfa Romeo bimotore. Un modello
curioso perché l’auto vera non partecipò a competizioni
La KdF-Wagen (poi Volkswagen),
qui come carico su un vagone pianale
All’inizio degli anni ’50 la
produzione si concentrò sui trenini e le auto divennero solo un complemento
alle ferrovie stanti anche le difficoltà nel reperire il materiale per le
fusioni. Venne allo scopo riesumata solo la produzione di due modelli
d’anteguerra, chiamati Märklin Pico in scala 1:75 circa: una Volkswagen che
ancora portava la scritta KdF in rilievo sul paraurti e una Mercedes GP del
1939, entrambe in pressofusione. Quest’ultima fu copiata, ma in plastica, dalla
Rivarossi. Successivamente queste auto furono sostituite da una nuova serie di
modellini in scala 1:87, realizzata, come diceva il catalogo Märklin di allora,
in termoplastica e sempre a esclusivo complemento del catalogo dei trenini.
Solo il telaio e l’auto da
corsa sopravvissero alla Guerra e furono prodotti fino attorno al 1952
La Mercedes-Benz GP della
Märklin-Pico, in scala 1:75
Scatola regalo con telai e
carrozzerie da combinare: fu di ispirazione per la Mercury
Vagone Märklin ‘H0’ con due
autocarri Mercedes-Benz L3500 in scala 1:87
DKW F9 della serie Märklin in
1:87
Volkswagen Maggiolino
Split-window in scala 1:87
Volkswagen 1200 Oval window in scala 1:87
Mercedes-Benz autobus O3500
lusso (bicolore) della serie in 1:87
Märklin tornò più volte nel
mercato dei modelli d’auto pressofusi in scala 1:43. Nel dopoguerra, , la
serie delle auto non venne ripresa. Il secondo tentativo della fabbrica tedesca
per rientrare nel campo delle miniature d’auto in scala 1:43 venne realizzato
con una quarantina di modelli nella serie 8000, lanciata all’inizio degli anni
’50 con una Buick (unica auto non tedesca della serie) in scala 1:40 e poi
seguita da una serie di auto in scala 1:43 e di autocarri un po’ più piccoli,
in scale comprese fra l’1:50 e l’1:66.
Buick Sedanet del 1949
Porsche 356 con la scatolina
originale, in scala 1:43
Mercedes-Benz 300 in scala 1:43
con accanto lo stesso modello in termoplastica, scala 1:87
Camioncino Tempo Matador, in
scala 1:43
Ford Taunus 17M standard e
Lusso: avevano numeri di catalogo diversi
Autocarro Krupp-Südwerke a
cassone. La scala era inferiore all’1:50
Trattore Lanz Bulldog, nella
sua ultima versione, priva del tubo di scarico
La scavatrice Fuchs. Rimase in
catalogo a lungo, forse per smaltire le scorte
Furgone Ackermann “Phoenix” su
base Büssing, un bel modello Märklin in scala 1:66 circa
I modelli Volkswagen apparsi in
questa serie furono gli unici a subire delle modifiche di stampo per
aggiornarli alle modifiche dei veicoli veri: al Maggiolino vennero ampliati
lunotto e parabrezza, ai furgoncini vennero aggiunte la presa d’aria a palpebra
sopra il parabrezza e il paraurti posteriore. La serie ebbe vita lunga e anche
quando – da anni – non venivano presentate novità, alcuni pezzi erano ancora
illustrati sui cataloghi Märklin.
Una variante del Maggiolino
Volkswagen con cerchioni ruote in termoplastica, da foto d’epoca
A sin.: il Maggiolino
lunotto rettangolare sostituì quello ovale, ma venne prodotto per breve tempo
Espositore Märklin d’epoca, in
questo caso riempito di VW 1200 lunotto rettangolare
Il bellissimo autocarro Krupp
806 dalla fusione molto fine e con finestrini. Rimase in catalogo a lungo
Qualche autocarro figurava
ancora nel 1974, quando già sei anni prima era stata presentata una nuova
serie, conosciuta come ‘1800’ dal numero di catalogo del primo modello che
iniziava da quella cifra. Erano pregevoli modelli interamente apribili (anche
le quattro porte delle berline) con ingegnose mollette che consentivano un
movimento di apertura molto realistico.
Porsche 911 Targa della serie
1800, con parti apribili
Volkswagen 1500 Variant,
proposta anche in alcune versioni fra le quali il soccorso ADAC
I primi modelli avevano ruote
in gomma con cerchione in plastica, che aveva però tendenza a ‘sciogliersi’ a
causa di una curiosa reazione fra le due materie plastiche utilizzate. Già
sulle prime novità del 1969 queste ruote furono sostituite dalle cosiddette
“ruote veloci”, dotate di un inserto centrale che le rendeva accettabili visivamente
benché talora fossero di diametro troppo piccolo rispetto al modellino.
OSI-Ford 20M TS coupé: sono
evidenti le ruote che si stanno deteriorando da sole
BMW 2800 CS con le ruote di
plastica rigida e cerchione riportato in metallo, adottate in seguito
Matra M530, 1:43
Anche in questo caso la serie
era principalmente dedicata alle auto tedesche, ma vi erano anche una Matra,
una Corvette, una Chaparral e una vettura italiana con cuore tedesco: la
OSI-Ford 20 M TS coupé, vettura dall’estetica piuttosto curiosa prodotta in piccola
serie a Torino e venduta dalla rete ufficiale Ford. La serie non comprendeva
veicoli industriali se si eccettua un veicolo Unimog venduto con o senza
accessori.
Chaparral 2F, Märklin, 1:43
Mercedes-Benz C111 II, 1:43
Mercedes-Benz Unimog 406, in 1:43.
Esisteva anche in scatola regalo con accessori
Porsche 907, 1:43
VW-Porsche 914. Il tettuccio
staccabile rientrava nel bagagliaio posteriore come nell’auto vera
L’ultimo pezzo di questa serie
apparve nel 1972, una Mercedes-Benz 350 SL. I modelli Märklin erano piuttosto
costosi, specie in paragone con i modelli di produzione italiana. Fu forse per
questo motivo che la Casa tedesca si accordò con la Mercury, per
commercializzare i modelli della Casa torinese in Germania. Le Mercury/Märklin
erano confezionate in semplici blister col
marchio della Casa tedesca in evidenza.
Mercedes-Benz 350 SL, qui con
scatolina speciale per lo shop del Museo Daimler-Benz
Una Ferrari 250 Le Mans della
Mercury in confezione Märklin
Nel 1992 la Märklin riprese i
quattro modelli Porsche della serie 1800 che vennero venduti in un cofanetto
gift set, tutte di colore argento, ma ne esistono delle versioni vivacemente
colorate che furono volute dall’importatore svizzero (con la Porsche 911 rossa,
la 914 giallo-oro, la 907 blu e la 910 arancione). Una operazione simile venne
fatta con le Ford (Capri e Osi-Ford) e le General Motors (Opel Manta e
Corvette).
Mercedes W 154 replica, con la
scatolina speciale, 1:43
Mercedes W25 GP replica
Märklin ha replicato (lo si
legge sulla scatola) anche la cisterna Mercedes-Benz dell’Aral
Qualcosa del genere era stata
già anticipata nel 1987 con un cofanetto contenente le copie autentiche delle
Mercedes da Gran Premio appartenenti alla serie d’anteguerra, con pneumatici
molto simili, ma i cerchioni modificati grazie a un accenno di raggi stampati.
A confronto
l’originale Mercedes Benz W25 B sulla sua scatola d’epoca e la replica
moderna
In precedenza, alla Fiera di
Norimberga del 1967, la Märklin aveva presentato il suo sistema di piste
elettriche in scala 1:32, denominato ‘Sprint’ e prodotto fino al 1982. In
questa serie sono stati messi in catalogo 32 modelli prodotti in 72 varianti di
livrea e colore. Le piste erano estendibili fino a ottenere circuiti a 6
corsie, ma non erano compatibili con altri sistemi anche se avevano una certa
somiglianza con le Scalextric. Il sistema era notoriamente buono, come tutta la
produzione Märklin in genere, ma arrivò sul mercato un po’ in ritardo rispetto
ad altri costruttori, non riuscendo mai a ottenere il successo sperato, anche
perché i modelli di ottima fattura, risultavano un po’ lenti rispetto alla
concorrenza.
Le slot-car Ferrari e
Mercedes-Benz in scala 1:32 della Märklin Sprint, e la loro scatola (sotto)
Non nuova ai remake la Märklin, in
occasione del 75° anniversario delle sue scatole di montaggio metalliche,
eseguì e mise in commercio una replica di una Mercedes da corsa
dell’anteguerra, cambiando solo il colore da argento a rosso. La cosa piacque
al punto che furono ripescati gli stampi della berlina di lusso e
dell’autocisterna d’anteguerra, riproposte in una serie Club. Ad esse si
aggiunsero una Mercedes-Benz W196 carenata e una 300SL coupé, inizialmente
disponibili in esclusiva al Museo Daimler Benz.
La Mercedes-Benz 300SL in scala
1:12 circa nella versione venduta dal Museo Daimler-Benz
Nel 2003 Märklin mise in
commercio un vagone in scala 1:32 sul quale spiccava come carico una Jeep in
pressofusione di sua produzione. Nel 2006 è uscito un gruppo di 6
modellini di veicoli da cantiere Caterpillar in scala 1:87. Questi modelli,
però, marcati Märklin sulla scatola esterna in cartone, recano all’interno
l’indicazione Norscot Group (proprietario del marchio Caterpillar) e la chiara
scritta «Made in China».
Caterpillar con autobotte
speciale Klein K-500, in scala H0
Autofurgone Benz 1925 “Acqua di
Colonia 4711” con boccetta di profumo.
Autocarro Daimler 1903, Märklin
1:87
Nello stesso periodo altre due
vetture (un Maggiolino Volkswagen con lunotto ovale e una Karmann Ghia coupé)
sono state realizzate in scala 1:32 e vendute esclusivamente a complemento di
vagoni ferroviari in scala “1”, perciò difficilmente ottenibili separatamente.
Curiosa la discrasia fra i due modelli, che appaiono insieme su una coppia di
vagoni per trasporto auto delle DB: la Karmann Ghia è inequivocabilmente un
modello 1959 e non poteva quindi essere contemporanea del Maggiolino a lunotto
ovale, prodotto in realtà fino al luglio del 1957
VW Maggiolino lunotto ovale in
scala ‘1’ (1:32) prodotto da Märklin e venduto con un vagone
Per avere le VW 1200 e
Karmann-Ghia in 1:32 occorreva acquistare il vagone trasporto auto
Ancora oggi Märklin produce,
saltuariamente, modelli in pressofusione in scala 1:87 che va ad inserire come
complemento dei trenini in alcune scatole di vagoni o confezioni multiple. Per
poterli inserire in collezione è quasi sempre necessario accollarsi la spesa
del vagone ferroviario.
Trattore portattrezzi Fendt,
realizzato da Märklin come carico di un vagone in scala 1:87
Autotrattore stradale Kaelble,
in scala 1:87
Autotrattore stradale
Kaelble per trasporto container, in scala 1:87
Autocarro Mercedes-Benz
Kurzhauber, prodotto da Schuco con scatoline Märklin
A titolo di curiosità ricordiamo che Märklin, a
complemento delle proprie ferrovie in scala ‘Z’ (1:220) ha prodotto un
sacchettino contenente alcune auto realizzate semplicemente in gomma in un
unico pezzo. In foto la Volkswagen 1302 e la Opel Manta. 











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