Paolo Martin e la Ferrari Modulo del 1970
Sorprendente, stupefacente, incredibile… Sono gli aggettivi che vengono in
mente osservando la Ferrari 512S Modulo di Pininfarina, ancor più se ci
immergiamo coi ricordi in quel 1970, anno in cui fu presentata.
Una show car che sembrava un UFO appoggiato sulla superficie di un lago e
perciò completato dal suo riflesso simmetrico al di sotto.
Costruita su telaio incidentato di una Ferrari 312P, era dotata del motore
di una 612 Can-AM però svuotato all’interno, perciò la Modulo era statica.
Lo sa bene l’attuale proprietario, un ricchissimo americano che ha iniziato
un lungo lavoro per riportarla a muoversi in autonomia con le proprie ruote.
La Modulo fece il giro dei Saloni del 1970, nera a Ginevra, bianca a Osaka,
dove fu esposta da aprile a settembre di quell’anno all’Expo internazionale e
infine a Torino, ripassata in un azzurro ghiaccio chiaro metallizzato.
L’uomo che ha disegnato la Modulo all’età di 24 anni, è un creativo designer entrato da poco nella Hall-of-Fame della FIVA: Paolo Martin. Un nome che andrebbe conosciuto meglio, alla stregua di un Michelotti (il suo primo maestro) e un Giugiaro, perché sono tante le auto che portano la sua firma.
Da
una speciale Bentley T per un cliente, che ispirò la nascita della Rolls-Royce
Camargue, a show-car come la Sigma Grand Prix o la BMC aerodinamica (che sarà
di ispirazione per Citroën GS e CX, Alfasud, Lancia Beta, fino alla Rover
3500), e poi Lancia Beta Montecarlo, Fiat 130 coupé, Peugeot 104, senza
disdegnare le moto (lavorò per Benelli, Moto Guzzi e Piaggio, tanto per citarne
alcune), motoscafi di lusso, orologi e posate, financo a un carrello per il
trasporto dei cavalli. Insomma un genio della matita, poco conosciuto.
Cominciò giovanissimo, attratto da tutto quello che si poteva fare
artigianalmente: in mancanza del “Meccano”, costruiva modelli coi fiammiferi…
What a great design!
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